3.000 codici in rete: la Biblioteca Palatina rivive online
Negli anni del Rinascimento, per la grande quantità di manoscritti di lingua tedesca, latina e greca in sua custodia, la Biblioteca Palatina di Heidelberg era conosciuta come la “madre di tutte le biblioteche”. Opere di natura teologica, filosofica, e storica, ma anche trattati medici, di storia naturale, di astronomia e altre scienze, per un totale di più di 10.000 libri a stampa e oltre 3.000 manoscritti di grandissimo valore scientifico e culturale.
Nel 1622, a seguito della conquista del Palatinato da parte delle truppe cattoliche, Papa Gregorio XV ordinò il trasferimento di grandissima parte del suo patrimonio librario presso la Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma. La Biblioteca di Heidelberg continuò a raccogliere e conservare volumi e trattati, provenienti dalla collezione reale del Castello cittadino e, soprattutto, dal prestigioso ateneo locale. Con il Trattato di Vienna infine, nel 1816 ottenne la restituzione di tutti i manoscritti in lingua tedesca, i cosiddetti codici palatini germanici. I restanti codici in greco e latino rimasero però a Roma: a partire da quella data, la “madre di tutte le biblioteche” è stata di fatto una entità spezzata in due tronconi.
Da pochi giorni però, almeno virtualmente questa frattura è stata ricomposta. Un progetto promosso dall’Università di Heidelberg e dal Vaticano ha permesso di digitalizzare 3.000 codici palatini e renderli liberamente accessibili online, realizzando quello che il direttore della Biblioteca di Heidelberg ha definito un “sogno di riunificazione”.
Il progetto è stato finanziato della Manfred Lautenschläger Foundation e, nel corso di una cerimonia pubblica tenutasi il 15 febbraio a Heidelberg, i suoi promotori hanno annunciato ulteriori iniziative di collaborazione nel campo della digitalizzazione. "Oggi è un giorno di festa", ha affermato il rettore dell’Università di Heidelberg Bernhard Eitel. “La Biblioteca Palatina era un pezzo di identità europea - ha proseguito - la sua riunificazione digitale ci aiuterà a capire meglio chi siamo”.