Digitalizzati i Manoscritti di Djenné
Nel 2013, la città maliana di Timbuctù catturò l’attenzione degli archivisti di tutto il mondo per la rocambolesca storia che portò al salvataggio di migliaia di manoscritti dalla furia delle forze jihadiste che avevano temporaneamente occupato la città. Tramandati dalle famiglie di generazione in generazione, questi preziosi documenti risalgono fino al 1.300 e trattano i più svariati argomenti: dalle tematiche religiose alla filosofia, dall’astrologia alla giurisprudenza, fino alla lingua e letteratura araba, documentando la storia di un’area geografica che per centinaia di anni, prima di finire preda delle ambizioni coloniali europee, si era distinta come importante crocevia tra il Nordafrica e il Golfo di Guinea.
Oltre che a Timbuctù, manoscritti di questo genere sono stati rinvenuti anche in altre città del Mali, smentendo il luogo comune secondo il quale le culture di queste regioni africane fossero del tutto prive di patrimoni in lingua scritta. È in particolare a Djenné, altro antico crocevia di traffici e commerci 500 km più a sud di Timbuctù, che in tempi recenti è stata trovata una considerevole quantità di manoscritti. I primi ritrovamenti risalgono al 2009: circa 3.000 documenti, appartenenti a 33 collezioni familiari, costituirono un primo patrimonio che è andato progressivamente crescendo nel tempo.
Grazie alla sempre maggiore fiducia delle famiglie locali, tale patrimonio è andato in larga parte a confluire nella locale biblioteca dei manoscritti. Ad oggi, l’istituzione custodisce circa 4.000 documenti provenienti da una settantina di collezioni familiari. Alcuni di essi si sono conservati in uno stato tutto sommato decente. Molti altri, a causa di secoli di incuria e modalità di custodia tutt’altro che ortodosse, versano in condizioni molto meno rassicuranti.
È anche e soprattutto tenendo conto di questo aspetto, che, proprio a partire dal 2009, è stato lanciato un progetto internazionale per la loro digitalizzazione. L’iniziativa è frutto di una collaborazione tra la biblioteca dei manoscritti di Djenné, la Missione culturale del Mali e la British Library. Nel giro di dieci anni, grazie alle risorse e alle competenze messe a disposizione dall’istituzione britannica - dal 2004 coinvolta in svariate attività di questo genere nell’ambito dell’Endangered Archives Programme - si è giunti alla digitalizzazione e alla successiva pubblicazione online di quasi 500.000 di pagine dei manoscritti. Qui, qui e qui informazioni di dettaglio sulle fasi operative in cui si è articolato il programma, e la possibilità di accedere agli archivi digitali già disponibili in rete.
A dicembre dello scorso anno, questo preziosissimo patrimonio documentale dematerializzato è stato simbolicamente donato alla Direzione nazionale degli archivi maliana. “I manoscritti di Djenné - ha dichiarato il direttore nazionale degli Archivi Seydou Diakité - hanno un’importanza su scala planetaria al pari dei manoscritti di Timbuctù, messi seriamente in pericolo dagli eventi che hanno sconvolto di recente il nord del Paese. Proprio per questo motivo, sono stati oggetto di particolare attenzione negli ultimi anni, affinché si procedesse alla loro salvaguardia nel lungo periodo”.
“Lo stesso è accaduto anche per i manoscritti di Djenné, ma non basta ancora - ha proseguito Diakité - i documenti rinvenuti qui e a Timbuctù sono i più conosciuti, ma anche in altre città, tra cui Gao, Kangaba, Nioro du Sahel e Nara, esistono esemplari di uguale importanza. Approfittiamo perciò della cerimonia di oggi per invitare le comunità locali di queste città ad attivarsi affinché anche questi patrimoni nazionali siano digitalizzati e conservati nel lungo periodo”. Dal canto suo, l’ambasciatrice del Regno Unito nel Mali Cat Evans ha annunciato l’intenzione del proprio Paese di continuare a sostenere le istituzioni culturali locali per dare seguito a tali progetti.