America, la storia delle Radium Girls rivive online
I National Archives degli Stati Uniti hanno creato e pubblicato online la collezione “Radium Dial Painters”, contenente la riproduzione digitale di documenti cartacei contaminati da radiazioni che vanno dal 1917 al 1949. I documenti sono stati rinvenuti dai professionisti della Environmental Protection Agency (EPA) durante le operazioni di bonifica dei vecchi impianti produttivi della United States Radium Corporation (USRC). Dopo la scannerizzazione, le versioni originali dei documenti sono state distrutte in quanto potenzialmente rischiose a causa della loro radioattività. La collezione permette di ricostruire la storia della cosiddette Radium Girls, giovani operaie statunitense che, loro malgrado, furono tra le pioniere per la definizione di nuove norme e diritti in materia di sicurezza dei lavoratori.
All’indomani della scoperta del radio da parte di Marie Curie, la Radium Girls furono impiegate a in una fabbrica creata dall’imprenditore Sabin von Sochocky per la fornitura all’esercito, e in seguito anche alla popolazione civile, di orologi e altri strumenti in grado di illuminarsi al buio. La Radium Luminous Material Corporation (RLMC), successivamente convertita nella USRC, sorse a Orange, New Jersey, e si lanciò nella produzione di questo tipo di oggetti grazie all’uso di una vernice ricavata mescolando radio e solfuro di zinco.
A creare la vernice erano le giovani operaie assunte presso l’impianto, e sempre a loro toccava il compito di applicarla sui quadranti degli orologi per renderli luminescenti. Per farlo con la massima precisione utilizzavano pennelli a punta molto fine, ma siccome le loro punte perdevano velocemente di compattezza, tendevano regolarmente a inumidirle con le labbra e la lingua. A causa di ciò, per lunghi periodi le ragazze ingerirono considerevoli quantità di radio. Non solo: del tutto ignare dei suoi effetti funesti, utilizzarono la polvere anche per decorarsi le unghia e i denti.
Tutto ciò avvenne con il tacito consenso dei superiori e dei chimici impiegati presso la fabbrica. Essi erano già a conoscenza dei rischi derivanti dall’entrata in contatto con il radio, e nel corso degli anni avevano anche prodotto documentazione scientifica in materia. Per questo motivo evitarono in maniera accurata esposizioni prolungate con l’elemento, servendosi anche di protezioni quali maschere, guanti e tenaglie. Ciononostante, non solo nascosero le proprie conoscenze alle giovani operaie, ma in molti casi le incoraggiarono attivamente a bagnare i pennelli per ottenere risultati più accurati.
A causa di ciò, nel giro di pochi anni molte ragazze cominciarono ad accusare vari tipi di disturbi, in particolare ai denti e alle ossa della bocca, e in svariati casi si ammalarono fino alla morte. A quel punto, prima con molta fatica e a seguire con azioni sempre più convinte e diffuse, le operaie cominciarono a citare in giudizio i propri datori di lavoro. Col tempo i casi attirarono una grande attenzione dei media e, anche grazie a ciò, nel 1928, prima ancora che si arrivasse alla formulazione di un giudizio in tribunale, l’azienda acconsentì a concedere un riconoscimento economico, e il pagamento delle spese mediche e legali, alle prime operaie che avevano chiesto giustizia.
A seguito di questo primo importante riconoscimento, anche se nella maggioranza dei casi non riuscirono a ottenere risarcimenti né altre forme di compensazione giudiziaria, le Radium Girls divennero rapidamente il simbolo di una nuova era di diritti. Grazie ai loro sacrifici e impegni si arrivò col tempo alla definizione di regole e protocolli più stringenti in materia di sicurezza industriale, a cominciare dall’affermazione del diritto per i singoli dipendenti di citare in giudizio i superiori per abusi sul luogo di lavoro.
La riproduzioni digitali dei documenti rinvenuti nei vecchi impianti USRC, a loro volta per un macabro scherzo del destino contaminati dalle radiazioni, raccontano questa storia triste e al tempo stesso esemplare. Corrispondenze legali, risultati di esami diagnostici, articoli di stampa e altri materiali raccolti e conservati negli archivi aziendali testimoniano della coraggiosa lotta di giovani operaie che, a caro prezzo, contribuirono all’ottenimento di conquiste fondamentali e inalienabili per milioni di lavoratori.