America, un piano per conservare i suoni della nazione
Il piano è stato messo a punto dal National Recording Preservation Board della Library of Congress statunitense e si articola in 32 raccomandazioni per la conservazione dei materiali audio nel breve e nel lungo periodo. Il documento si rivolge sia ai professionisti del settore pubblico sia a quelli del settore privato e discende direttamente da quanto stabilito col National Recording Preservation Act, norma risalente al 2000 che tra le altre cose ha istituito anche il board. A quest’ultimo prendono parte professionisti della musica, bibliotecari, archivisti ed esponenti dell’industria musicale. Tra i contenuti che vengono annoverati nel programma ci sono trasmissioni radiofoniche, brani e concerti musicali, interviste, discorsi storici, field recordings, spettacoli teatrali e reading.
Presentando la strategia, una nota della Library of Congress specifica che si tratta del frutto di un lavoro durato più di 10 anni, e che rappresenta il “primo significativo, passo in avanti per arrivare ad una reale collaborazione tra i vari portatori di interesse che permetta di salvaguardare il patrimonio sonoro nazionale, e renderlo disponibile alle future generazioni”. La nota fa cenno anche alle principali cause che mettono tuttora a rischio il perseguimento di questi obiettivi, dalla necessità di avere grosse disponibilità di storage per conservare l’immenso patrimonio prodotto negli ultimi 125 anni, alla estrema obsolescenza dei formati e dei software, alla normativa sul copyright, che rende molto controverso stabilire chi possa accedere a cosa, e soprattutto chi possa copiare i contenuti, prerogativa fondamentale per la definizione di qualsiasi strategia di conservazione.
Gli esperti che hanno collaborato alla definizione del piano hannos piegato che già oggi è andata irrimediabilmente persa più della metà dei materiali registrati sui cylinder records, che a partire dal 1880, per quasi un quarto di secolo, sono stati l’unico supporto di memorizzazione audio a disposizione. Tra gli importantissimi reperti sonori comparsi per sempre ci sono ad esempio l’archivio completo di uno dei più grandi network radiofonici del Paese, i master del colosso dell’industria discografica statunitense dell’epoca, le registrazioni vocali dell’equipaggio che sganciò la bomba atomica su Hiroshima, e alcune opere fondamentali di George Gershwin, Frank Sinatra, e Judy Garland. Per avvicinarci ai giorni nostri invece, sono tantissime le registrazioni audio e discografiche svanite nel nulla dopo il passaggio degli uragani Katrina e Sandy. Per quanto riguarda i problemi derivanti dalla legislazione sul copyright, uno studio relativo all produzione delle case discografiche dal 1890 al 1964 stima che appena il 14% dei loro materiali è effettivamente accessibile. Più in generale, si legge nella nota, ancora oggi è difficilissimo quantificare con un minimo di approssimazione quanto materiale sonoro sia realmente in circolazione, e capire dove sia possibile reperirlo. E neanche l’avvento di Internet, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ha risolto granché, visto che ancora oggi sono davvero poche le registrazioni di interesse storico liberamente accessibili on line.
La stessa tecnologia digitale viene però indicata dai promotori del piano come il grimaldello per superare gran parte di questi ostacoli: gli strumenti e le metodologie di cui si dispone oggi, recita il testo, sono maturi al punto tale da permettere un immenso lavoro di condivisione delle informazioni e di successivo coordinamento, per arrivare a conservare nel lungo periodo e fornire in rete quantità di materiali e collezioni fino a poco tempo fa assolutamente inimmaginabili. Queste alcune delle 32 raccomandazioni fornite nel piano:
- creare una directory nazionale delle collezioni sonore prodotte dalle istituzioni e dalle industrie private, e istituire una autorità nazionale che quantifichi con precisione cosa è stato prodotto e presso quali amministrazioni sia già possibile reperire copie dei materiali audio;
- definire una policy nazionale condivisa per la registrazione dei suoni, che comprenda anche una strategia per la collezione, la catalogazione e la conservazione delle produzioni discografiche locali, delle trasmissioni radiofoniche e dei vari formati audio emergenti e a rischio di obsolescenza;
- definire dei percorsi universitari dedicati all’archiviazione audio e alla conservazione di questi materiali nel lungo periodo, così come delle iniziative di formazione continuative per i professionisti del settore, dagli ingegneri del suono agli archivisti, ai bibliotecari;
- costruire nuovi impianti di storage per facilitare le operazioni di conservazione nel lungo periodo:
- creare un sito di riferimento sul quale pubblicare un manuale base della conservazione dei materiali audio, linee guida per la creazione di collezioni, standard relativi ai metadati, best practices e altri strumenti a supporto delle pratiche di conservazione;
- individuare best practices in materia di creazione e conservazione dei file audio “nativi digitali”;
- applicare la normativa federale in materia di copyright a tutta la produzione discografica antecedente il 15 febbraio 1972;
- definire un accordo di licenza standard per permettere lo streaming di registrazioni non più in commercio da parte di archivi e biblioteche;
- dar vita ad un comitato tra i manager delle industrie discografiche e i responsabili degli archivi pubblici, per trovare accordi su tutti quei tipi di materiali che potranno conservati e resi disponibili solo a seguito di una intesa tra il settore pubblico e quello privato.