America, un report sugli open data
Su iniziativa della Data Foundation, negli Stati Uniti è stata rilasciata di recente la terza edizione annuale dello “State of the Union of Open Data report”, con il quale si ascoltano i professionisti che si occupano di nuove tecnologie e innovazione digitale in ambito amministrativo, chiedendo loro impressioni e ragionamenti sui progressi in materia di open data compiuti dalle proprie organizzazioni.
Come si legge su Nextgov, dai risultati affiora la sensazione di un diffuso ottimismo: chi si occupa di tecnologie all’interno di agenzie e altre istituzioni statunitensi nota un sempre maggiore dinamismo sul tema degli open data, e rileva come il crescente numero di progetti e attività in materia stia avendo ricadute positive, soprattutto per ciò che concerne la possibilità di prendere decisioni in maniera maggiormente informata e consapevole.
Secondo i partecipanti alla ricognizione, uno dei principali motivi alla base di questo dinamismo consiste nella sempre più convinta adesione delle amministrazioni alle policy in materia di standardizzazione e condivisione, propedeutiche ad un efficace ed efficiente produzione e rilascio degli open data. Da questo punto di vista, la recente approvazione da parte della Casa Bianca dell’Open Government Data Act, con il quale si istituisce l’obbligo di produrre la grandissima maggioranza dei dati pubblici in formato machine readable e affidare alla nuova figura dei data chief officer il presidio di tali tematiche, darà un’ulteriore spinta al settore.
Nel frattempo, già oggi il 96% dei partecipanti al sondaggio ritiene che l’utilizzo degli open data da parte delle proprie amministrazioni sia migliorato nel corso dell’ultimo anno, l’85% pensa che i vari gruppi di professionisti sono riusciti a scambiare dati e informazioni in maniera più proficua e l’84% segnala progressi anche dal punto di vista della standardizzazione dei dati.
Risultati molto incoraggianti, corroborati da previsioni abbastanza ottimistiche anche in ottica futura, pur non mancando elementi critici e perplessità. Diversi partecipanti alla ricognizione hanno ad esempio lamentato che non sempre alle intenzioni e alla dichiarazioni ufficiali delle agenzie corrispondano risultati concreti, e che se per i dati di natura economica e finanziaria sono stati registrati evidenti progressi dal punto di vista della standardizzazione, per altre tipologie di dati, e in particolar modo per quelli di natura molto sensibile per le organizzazioni, resta ancora tanto lavoro da compiere.
Ciononostante, uno dei fattori di fiducia più solidi e diffusi riguarda la constatazione che tanto più le istituzioni rilasceranno dati e informazioni in formato aperto, tanto più gli esperti e più in generale i cittadini troveranno nuovi modi di utilizzarli: “più si arriverà a standardizzare, condividere e utilizzare i dati - si legge nel report - più si creeranno i presupposti per un circolo virtuoso in grado di generare ricadute positive con sempre maggiore frequenza e velocità”.