America, uno zainetto per i citizen archivist
Cosa occorrerà mai per improvvisarsi archivisti? Tanta buona volontà, un minimo di nozioni teoriche e pratiche, e magari uno zainetto che contenga i più basilari “ferri del mestiere”. È questa l’idea alla base di “Archivist in a Backpack”, in italiano “Archivista nello Zainetto”, lanciato di recente dalle biblioteche della University of North Carolina, negli Stati Uniti, per supportare le comunità di attivisti locali intenzionate a documentare le storie dei propri territori.
Il progetto si inserisce in un più ampio programma specificamente pensato per queste realtà, in via di realizzazione su iniziativa dell’ateneo statunitense grazie ad un finanziamento pari a 877.000 elargito dall‘Andrew W. Mellon Foundation. L’idea di fondo è che in alcuni contesti, per i più svariati motivi, gli archivi e le altre istituzioni ufficiali deputate alla conservazione non abbiano fatto abbastanza per tenere traccia di storie e tradizioni che meriterebbero di essere preservate. Fortunatamente in questi territori esistono varie forme di associazioni e organizzazioni sociali interessate a colmare tali lacune, ed è proprio contando sulla loro determinazione che si è pensato di mettere a disposizione quello che potrebbe essere definito come un vero e proprio starter kit del citizen archivist.
Come già accennato, il kit si compone di un minimo di nozioni di base su cosa occorra fare per raccogliere fonti e testimonianze da tramandare alle future generazioni, e uno zaino pieno di strumenti utili per passare dalla teoria alla pratica. Per essere più precisi, i kit sono in realtà due, e il secondo non sta nelle dimensioni di uno zaino, bensì in quelle di un piccolo trolley.
Il primo dei due è specificamente pensato per la raccolta delle testimonianze orali. Gli attivisti locali che ricevono lo zainetto vi trovano dentro un piccolo registratore audio e il relativo supporto treppiedi, schede sulle quali è possibile appuntare le domande da rivolgere agli intervistati, una mini guida formativa sulla conduzione delle interviste e infine dei bigliettini di ringraziamento da distribuire ai partecipanti.
Il secondo kit necessita invece dello spazio di un trolley perché è pensato per gli archivisti digitali “fai da te”. Al suo interno trovano posto uno scanner piatto di piccole dimensioni, una chiavetta, copertine e cartelline per l’archiviazione, e guanti di cotone utili a maneggiare fotografie e altri oggetti particolarmente fragili. Assieme ad una piccola guida, si tratta del set di strumenti minimo necessario per digitalizzare documenti come foto, lettere, diari e via discorrendo.
“C’è questa idea diffusa che l’archiviazione delle fonti storiche sia qualcosa di arcano e vagamente misterioso - spiega Josephine McRobbie, community archivist in forze alla biblioteca che promuove il progetto - ma in base alla nostra esperienza sappiamo che la raccolta delle testimonianze storiche è il passo fondamentale per dare il via alla grande maggioranza dei progetti di archiviazione nelle comunità locali; i nostri kit contengono proprio quello di cui un citizen archivist dovrebbe disporre per cominciare”. “Un tentativo in tal senso - aggiunge - non deve per forza di cose essere archivisticamente perfetto per avere successo; anche solo fare un buon resoconto di quanto raccolto, e mantenere il tutto in un posto fresco e asciutto, sarà di notevole aiuto per tramandare le storie alle future generazioni”.
Per testare la validità di questi ragionamenti, i kit saranno distribuiti a quattro realtà locali impegnate in altrettanti progetti di community archiving. Al San Antonio African American Community Archive and Museum, dove i materiali sono stati già consegnati a inizio aprile, seguiranno entro breve la Appalachian Student Health Coalition, lo Eastern Kentucky African American Migration Project e la Historic Black Towns and Settlements Alliance.
Al termine di questo primo anno di attività, il progetto seguirà per almeno un biennio con una prima valutazione dei risultati ottenuti e la successiva creazione di nuovi kit che saranno assemblati tenendo conto dei feedback forniti dai primi sperimentatori. Non solo: le esperienze pilota saranno messe in condivisione con altre comunità e archivi locali potenzialmente interessati a replicare il progetto.