Bill LeFurgy, pioniere e decano della conservazione digitale
Come anticipato di recente, dopo 37 anni di onoratissimo servizio, Bill LeFurgy, tra gli “inventori” a livello mondiale della conservazione digitale, ha lasciato da inizio marzo la Library Of Congress ed è andato in pensione (qui il suo discorso di commiato). Per l’occasione, il blog The Signal – da lui stesso creato assieme all’intero sistema di comunicazione social del National Digital Information and Infrastructure Preservation Program – gli ha dedicato un lungo e accorato ritratto. A firmarlo è Mike Ashenfelder, e nel farlo non manca di manifestare tutta la propria ammirazione per colui che descrive come un maestro di vita, prima ancora che a livello professionale.
Leggendolo, scopriamo la storia di un “archivista per caso”, con trascorsi di carpenteria e management di un fast food, negli anni precedenti la laurea, e un fortissimo interesse per le storie personali. “Quello che amavo di più – afferma LeFurgy parlando delle primissime esperienze da archivista come volontario presso la Maryland Historical Society – era scoprire il modo in cui le persone avevano vissuto le proprie esistenze. Gli archivi e i manoscritti traboccavano di materiale a riguardo: per me era una sensazione stupenda poter leggere la corrispondenza privata degli individui, e ricostruire le loro storie”.
E a ben vedere, tutta la sua carriera è stata segnata da una profonda passione per le storie individuali, anche quando ha improvvisamente svoltato, in maniera abbastanza accidentale, verso l’informatica e l’emergente paradigma digitale. Dal ritratto di Ashenfelder scopriamo che tutto è cominciato con una collaborazione giornalistica negli anni ’80 col Baltimore Sun: è a quel punto che LeFurgy scopre il word processing e da lì inizia a interessarsi alla gestione dei documenti informatici. Interesse che cresce e matura nel tempo, specie con un nuovo impiego alla National Archives and Records Administration dedicato al trattamento e alla conservazione dei primi record digitali prodotti a livello istituzionale.
E proprio mentre questo filone d’attività si fa sempre più corposo e strutturato, matura un altro cambiamento che avrà un impatto fondamentale sul destino di LeFurgy. Si tratta dell’avvento di Internet, una vera e propria palla al balzo che l’esperto non manca di cogliere, per tornare ad affermare con forza il proprio interesse nei confronti delle storie personali. Siamo nel 1994, e proprio grazie a Internet LeFurgy riesce a pubblicare on line un database contenente informazioni su alcuni esperimenti nucleari condotti dal governo americano su cavie umane. Si tratta di uno dei primissimi esempi di dataset istituzionali accessibili in rete, e LeFurgy intuisce subito la portata rivoluzionaria del nuovo scenario: “c’è una bella differenza – spiega – tra il lavorare con un pugno di volenterosi ricercatori interessati a capire cosa è accaduto in passato, e farlo per aiutare una comunità di persone a capire cosa ha subito, o cosa hanno subito i propri familiari, essendo stati esposti alle radiazioni. In entrambi i casi vuoi fare del tuo meglio, ma tra la prima e la seconda esperienza c’è un divario abissale”.
Il resto è quasi storia dei nostri giorni: LeFurgy dedica sempre più attenzioni all’esplosione del web e a come essa cambi radicalmente il nostro modo di approcciarsi al passato e alla conservazione della memoria. A tale proposito, inventa praticamente dal nulla la nozione di personal digital archiving, e ormai in forze presso il National Digital Information and Infrastructure Preservation Program , continua fino a oggi a sottolineare l’importanza delle storie personali, e più in generale di un approccio umanistico, anche quando si ha a che fare con temi apparentemente aridi come la conservazione digitale dei documenti amministrativi.
A questo punto si chiude la sua carriera presso enti, associazioni e istituzioni, anche se immaginiamo che saranno ancora tanti gli stimoli e i contributi che arriveranno da un LeFurgy sicuramente intenzionato a dedicare più attenzioni alla moglie Lisa e al proprio gatto Clarence -come scrive Ashenfelder - ma non per questo deciso a mandare in pensione la propria passione per le tematiche della cultura e della memoria digitale. Restando perciò in attesa di nuovi spunti e riflessioni, rendiamo a nostra volta un piccolo omaggio a questo “archivista per caso” e “pioniere della conservazione digitale”, riproponendo di seguito tutti gli approfondimenti e le riflessioni a sua firma che abbiamo segnalato dal 2012 a oggi sul sito di ParER. Buona lettura a tutti voi, e grazie di cuore, nonché un grande in bocca al lupo per il futuro, a Bill LeFurgy!
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