Cina, una second life digitale per 10.600 sculture buddiste

Le grotte di Maijishan si trovano nella provincia di Gansu, nel Nord Ovest della Cina, e dal 2014 sono patrimonio mondiale dell’Unesco per le oltre 10.600 sculture buddiste custodite al loro interno. Scoperte circa 1.500 anni fa, le grotte sono 221, si trovano lungo l’antica Via della Seta, rotta commerciale per eccellenza tra l’Europa e l’Estremo Oriente, ed essendo esposte alla costante erosione degli agenti atmosferici, il proprio patrimonio artistico e culturale è a forte rischio.

Anche per questo motivo, dal 2010 è stato lanciato un progetto volto alla creazione e successiva conservazione di immagini fotografiche ad alta risoluzione in 3D delle sculture buddiste custodite al loro interno. L’iniziativa è promossa da un team di ricercatori locali in collaborazione con l’Art Institute of Maijishan Grottoes e ad oggi ha portato alla realizzazione e successiva inventariazione di scatti in 50 grotte.

“I lavori procedono molto a rilento – hanno dichiarato i responsabili – perché spesso è molto complicato fare foto a sculture che si trovano in spazi molto angusti e che talvolta, a causa dell’usura del tempo, sono letteralmente incrostate nelle pareti di roccia.

Nonostante queste difficoltà, i promotori dell’iniziativa si dicono sicuri del fatto che, una volta completata, si potrà disporre di archivi fotografici digitali in grado di restituire tutto lo splendore, dal punto di vista delle forme, delle texture e dei colori, delle opere originarie. A quel punto, l’intenzione è di chiudere l’accesso ad alcune grotte maggiormente esposte agli agenti atmosferici, per rallentare i processi di erosione in atto.