Il caso Prince of Persia: quando conservare male può causare gravi perdite
Prince of Persia, uno dei prodotti più popolari e amati della storia dei cosiddetti “arcade”, fu creato da Jordan Mechner per l’Apple II e pubblicato nel 1989, per poi essere oggetto di alcuni sequel nel corso degli anni. Successivamente però, il programmatore aveva perso i codici sorgenti originari del gioco, dichiarando di non nutrire particolari speranze sul loro ritrovamento.
In maniera del tutto casuale, come racconta lo stesso Mechner sul suo blog, i codici, contenuti in alcuni floppy disc da 3,5’’, sono stati ritrovati e sono al momento oggetto di studio da parte dello stesso programmatore, e di un amico esperto di conservazione digitale dei dati, affinché si possa trasferirli sulle macchine attualmente in uso, e si possa successivamente utilizzarli per realizzare nuove versioni del videogioco da diffondere sulle piattaforme e i sistemi più diffusi e popolari.
La vicenda, oltre a essere molto interessante per gli appassionati di videogame e in particolar modo per gli amanti degli arcade, riporta alla ribalta il tema della conservazione dei dati digitali a fronte dell’obsolescenza dei linguaggi di programmazione e delle memorie fisiche di volta in volta utilizzate per il loro salvataggio.
Curiosamente ma non casualmente, un video prodotto da ParER in occasione del seminario internazionale “Un futuro per il presente”, svoltosi nell’aprile 2011, ricorda molto da vicino il caso oggetto di questo articolo ed è stato realizzato proprio per sottolineare quanto sia importante e strategica la funzione della conservazione digitale per tramandare e preservare nel tempo i prodotti culturali, che sempre più nell’era di Internet e delle reti vengono ormai pensati, sviluppati e realizzati direttamente in digitale.