e-Archving e conservazione digitale: un approfondimento sulle novità derivanti dall’aggiornamento del Regolamento eIDAS
In vista della prossima approvazione ufficiale dell’aggiornamento del Regolamento europeo eIDAS, in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari, dopo l'approfondimento a firma di Giovanni Manca per il sito di Forum PA segnalato nelle scorse settimane, è stato realizzato un altro articolo sul concetto di e-Archiving introdotto dal nuovo quadro di regole. L’autore è Raffaele Pomarico e la sua pubblicazione è avvenuta su Agenda Digitale. L’articolo è articolato nei seguenti focus:
- e-Archiving, che cos’è
- Conservazione a norma, cosa cambia
- e-Archiving e conservazione digitale
- PEC europea: un modello per l’e-Archiving
- REM ed e-Archiving, le similitudini
- Conclusione.
Riportiamo di seguito i paragrafi dedicati ai cambiamenti in materia di conservazione a norma e al rapporto tra e-Archiving e conservazione digitale.
Conservazione a norma, cosa cambia
La Conservazione a norma, servizio nato in Italia e previsto dall’art. 44, comma 1 del Codice dell’Amministrazione Digitale (D.lgs. n. 82/2005), è un processo che permette di conservare i documenti in formato digitale garantendone autenticità, integrità, affidabilità, leggibilità e reperibilità nel tempo. Questo processo è fondamentale per assicurare il mantenimento del valore probatorio degli oggetti conservati, mantenendo le informazioni accessibili e fruibili nel tempo, indipendentemente dalle evoluzioni tecnologiche.
Risale al 23 dicembre 2014 la pubblicazione dell’elenco pubblico dei primi soggetti accreditati per attività di conservazione dei documenti informatici, i c.d. Conservatori, ai quali, dopo un iter particolarmente stringente e impegnativo, l’AgID aveva riconosciuto il possesso dei requisiti del livello più elevato, in termini di qualità e sicurezza, determinando al contempo la necessità di operare sugli stessi una vigilanza periodica.
e-Archiving e conservazione digitale
La Commissione Europea, con l’introduzione dell’e-Archiving, annovera la Conservazione digitale nell’elenco dei servizi fiduciari qualificati con l’obiettivo di garantire la conservazione di documenti e dati informatici all’interno di una cornice normativa europea.
Quanto riportato nel testo di modifica al Regolamento, approvato dal Parlamento il 29 febbraio scorso, delinea in maniera inequivocabile la direzione intrapresa, con il fine di armonizzare gli effetti giuridici della conservazione di documenti e dati informatici appartenenti ad amministrazioni pubbliche, imprese e cittadini di qualsiasi Paese membro.
Nel passaggio “[…] Tali disposizioni dovrebbero applicarsi ai dati e ai documenti elettronici creati in formato elettronico nonché ai documenti cartacei che sono stati scansionati e digitalizzati […]” o ancora […] Il presente regolamento non dovrebbe distinguere tra dati elettronici e documenti elettronici creati in formato elettronico e documenti fisici che sono stati digitalizzati […] si apre al riconoscimento completo della conservazione sia nativa digitale che ‘sostitutiva’ del cartaceo.
È evidente come l’esperienza fino ad oggi maturata in ambito italiano rappresenterà un valore aggiunto e giocherà un ruolo importante nell’applicazione del nostro legislatore e nelle conseguenti azioni di vigilanza.
I prestatori di servizi fiduciari qualificati italiani sono già in possesso di standard di qualità necessari a erogare servizi fiduciari alla PA abituati alla vigilanza governativa. Dunque, non ci aspettiamo impatti considerevoli e, anzi, è naturale pensare alla possibilità concreta che il modello italiano possa essere esportato all’interno di un contesto europeo così come accaduto per la Posta Elettronica Certificata.