Eyebeam, un happy end con tanti insegnamenti sulla conservazione
La storia riguarda il centro newyorchese di arti e tecnologie Eyebeam, e già a fine novembre fu oggetto dell’attenzione del sito di ParER. La sede dell’associazione nella zona di Chelsea fu allagata a seguito del passaggio dall’uragano Sandy, e subì non pochi danni sia ai propri edifici e beni fisici, sia ai server che contenevano numerose opere digitali. Di ciò si parlò in modo dettagliato sul sito Hyperallergic, mettendo in risalto anche le iniziative messe subito in campo per limitare i danni, e in particolar modo per provare a salvare il prezioso patrimonio digitale del centro. A queste iniziative presero parte volontari, accademici e anche gli stessi artisti legati in qualche modo alle attività di Eyebeam, compreso il videomaker John Maynard, autore di un filmato nel quale furono documentate le varie fasi dell’operazione di recupero e messa in sicurezza dei file e delle opere.
Oggi, a quasi tre mesi dall’evento, Tess Webre torna a parlare delle vicenda su The Signal, spiegando che tutti questi sforzi hanno portato a salvare più di 1.500 media digitali ed analogici contenenti opere e materiali artistici accumulatisi negli archivi di Eyebeam nel corso dei propri 15, intensi anni di storia. Dall’articolo si apprende anche che una campagna di fundraising ha permesso di riacquistare tutte le attrezzature danneggiate dall’acqua, e ancora che, per celebrare il lieto fine, il centro ha inaugurato una mostra.
L’iniziativa, intitolata Eyebeam Resurfaces: The Future of the Digital Archive, è stata promossa sia per evidenziare gli sforzi che hanno portato a salvare il patrimonio digitale di Eyebeam, sia per esporre nuovamente, riportandole idealmente in superficie come suggerisce il titolo della rassegna, alcune delle opere che si era rischiato di perdere a causa del diastro. Descrivendo il progetto, si legge nel testo, i curatori ne hanno parlato come di “una conversazione sul futuro nel lungo periodo dei media digitali e su cosa occorre fare per conservare e preservare i prodotti della nostra era”.
Partendo dall’happy end, Tessie Webre sottolinea però come non sempre vicende di questo genere si concludano in maniera positiva, e raccomanda nel prosieguo dell’articolo di prepararsi in tempo, per evitare che terremoti, inondazioni o altri tipi di disastri, non necessariamente digitali, rischino di cancellare quanto da noi sempre più spesso prodotto e condiviso sui media digitali. E l’unico modo per essere realmente preparati, sostiene l’esperta prima di fornire una serie di consigli e indicazioni sull’argomento, è puntare con forza su adeguate strategie di conservazione a lungo termine.
“Sebbene questa storia si sia conclusa bene – si legge nel testo – la stessa evidenzia alcuni punti chiave che non possono essere trascurati da chi ha a cuore la sicurezza e la longevità dei dati. Tutti i tipi di disastri – non per forza attribuibili a cause naturali – possono devastare, talvolta in maniera irreparabile, i nostri patrimoni digitali. Intervenire all’indomani dei disastri per recuperare i materiali resta una strada percorribile, ma una soluzione più semplice è tenere in considerazione fin da prima che essi possano accadere, e fare in modo che, nel caso, i dati vengano limitati al massimo. Il primo passo per farlo consiste nella definizione di piani per la prevenzione dei disastri digitali. Avete bisogno di aiuto per realizzare piani di questo tipo? Se sì, provate a partire seguendo alcuni dei seguenti consigli.
- Il primo passo di qualsiasi piano di conservazione digitale consiste in una razionale e sistematica organizzazione dei dati. Cominciate classificandoli in maniera univoca, decidendo quali si meritano di essere conservati e attribuendo a questi ultimi nomi e metadati descrittivi appropriati. Per ulteriori informazioni a riguardo, potete consultare i consigli sul personal digital archiving realizzati dal National Digital Information Infrastructure and Preservation Program (NDIIPP).
- Definite scenari di possibili disastri che potrebbero danneggiare i dati, cercando di lasciare libera l’immaginazione quanto più possibile. Ad esempio si potrebbe trattare di disastri naturali o causati dall’uomo, guasti che riguardano l’hardware, errori di rete, attacchi esterni alla sicurezza dei network, problemi coi software e i supporti, o ancora l’obsolescenza dei dati. Ricordate che basta un attimo perché i dati vadano persi per sempre. Mentre definite questi scenari, pensate sempre a quello potenzialmente peggiore, e prendete in considerazione proprio quello per la definizione delle vostre soluzioni.
- Trovate il modo di salvare copie dei vostri dati in più posti. Potrebbe essere molto utile anche trovare un archivio digitale gestito da terzi dei quali ci si fida, e conservare anche lì delle copie master. Definite anche una routine per il backup dei dati e attenetevi ad essa scrupolosamente.
- Mi piace molto la serie di video “Team Digital Preservation” realizzata dal progetto Digital Preservation Europe. Si tratta di storie che evidenziano diversi scenari di potenziali disastri, e mostrano le azioni da compiere per evitarli.
- Per ulteriori risorse, consultate infine il sito del NDIIPP”.