I dati geografici e la loro conservazione nel lungo periodo
L’intervista di Campus Technology a Julie Sweetkind-Singer si apre con un cenno sulle particolarità e le difficoltà imposte dalla conservazione dei dati digitali nel lungo periodo. A differenza di un libro di carta che può essere custodito intatto per 100 anni in una stanza sufficientemente buia e refrigerata, spiega l’esperta, nel caso dei dati digitali occorrono precise strategie tecniche, organizzative e anche di stampo giuridico per permettere l’accessibilità e la leggibilità dei dati nel tempo. “In caso contrario – aggiunge – corriamo il rischio concreto di perdere informazioni che potrebbero essere di fondamentale importanza per le future generazioni”.
L’interesse si sposta quindi sulle principali caratteristiche dei dati geografici e sul perché è così importante garantirne la conservazione nel lungo periodo. Farlo, spiega la Sweetkind-Singer, permetterà ad esempio agli storici e ai geografi di domani di capire e interpretate la crescita demografica di un determinato territorio, o avere gli elementi per leggere il passaggio da un economia basata sull’agricoltura ad una di tipo industriale.
L’accademica espone quindi i principali progetti in materia promossi dal National Geospatial Digital Archive (NGDA), struttura nata su impulso delle università di Stanford e Santa Barbara in California, e finanziata dalla Library of Congress, con lo scopo di fare ricerca in materia di conservazione digitale nel lungo periodo dei dati geogafici. Il centro, spiega, è impegnato tra le altre cose nella costruzione di una rete composta da archivi, biblioteche e altre istituzioni pubbliche, in varie zone degli Stati Uniti, per la copia e la conservazione in molteplici posti di diversi set di dati geografici, salvaguardandoli in questo modo da eventuali disastri e catastrofi naturali.
In un successivo passaggio, l’esperta approfondisce quindi le principali raccomandazioni fornite dall’NGDA per la conservazione nel lungo periodo dei dati geografici, sottolineando l’importanza di definire metadati che contengano, tra le altre cose, anche informazioni relative ai software usati per la creazione e la gestione dei record. L’intervistata si sofferma anche e nuovamente sugli aspetti legali legati all’accessibilità dei dati, spiegando che l’NGDA è al lavoro per la definizione di contratti con i vari fornitori di dati, che permettano ai ricercatori di oggi, ma soprattutto di domani, di superare eventuali barriere e limiti posti da copyright e altre forme di limitazione. “Penso che la conservazione a lungo termine – precisa e riassume la Sweetkind-Singer - richieda un lavoro di pianificazione che coinvolga gli informatici, ma anche gli archivisti e i legali. Solo in questo modo si potrà essere sicuri che un domani i documenti possano essere accessibili non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista giuridico”.
L’ultima parte dell’intervista è dedicata alle difficoltà iniziali incontrate dalle strutture e dalle agenzie chiamate alla conservazione nel lungo periodo dei dati geografici, e al lavoro di supporto in tal senso svolto con la creazione del sito Geospatial Data Preservation Resource Center, che fornisce risorse web e informazioni alle organizzazioni bisognose di assistenza e indicazioni.