I social media nuovo incubo degli archivisti?
La giornalista canadese Teresa Smith, firma del National Post, è arrivata a definire questo tema “il peggior incubo possibile” per gli archivisti contemporanei, spiegando che la mancanza di strumenti e misure a disposizione della comunità professionale rende questo compito arduo e pieno di ostacoli.
“In realtà - si legge però in un editoriale della Winnipeg Free Press che fa riferimento al commento della Smith – lo stesso problema si era già posto negli anni ’90 con l’esplosione del fenomeno e-mail e la mancanza di idee precise, da parte di archivisti e amministratori pubblici, sulle possibilità di garantire l’integrità e la conservazione nel tempo dei messaggi prodotti servendosi di questo strumento. Come far sì ad esempio, che i messaggi più controversi o compromettenti non fossero cancellati con la semplice pressione di un tasso?
Ebbene – prosegue l’editoriale – la risposta è che non possiamo garantirlo, così come in passato non si poteva darlo con i documenti cartacei, ancor più dopo l’invenzione delle macchine tritadocumenti.
In effetti i tweet e gli altri messaggi prodotti sui social media sono molto più difficili da cancellare, e la Library of Congress degli Stati Uniti ha trovato un modo di archiviare tutti i tweet realmente importanti prodotti dall’amministrazione americana, fin dal 2006.
Forse i social media non saranno un diletto per gli archivisti, ma stanno diventando velocemente un canale di comunicazione fondamentale a livello nazionale, e quello che viene prodotto e scambiato utilizzandoli dovrebbe assolutamente essere conservato, pur con tutto il rispetto dovuto agli old media”.