Il fascicolo processuale del disastro del Vajont inserito nel registro internazionale Memory of the World - UNESCO

Il fondo, composto da 256 faldoni cartacei e altri materiali non cartacei, è stato anche interamente digitalizzato, in previsione di future iniziative di pubblicazione online

A conclusione di una procedura avviata su iniziativa dell’Associazione “Tina Merlin” di Belluno e condivisa dall’Archivio di Stato di Belluno, dall’Archivio di Stato dell’Aquila e dalla “Fondazione Vajont 9 ottobre 1963 – ONLUS”, il fascicolo processuale del disastro del Vajont è stato inserito nel registro internazionale Memory of the World-UNESCO, con la denominazione di Archivio processuale del disastro della diga del Vajont.

La notte del 9 ottobre 1963, a causa di gravissime negligenze imputabili ai costruttori dell’opera, una frana di 266 milioni di metri cubi si staccò dalle pendici del Monte Toc e si riversò nel sottostante bacino idroelettrico artificiale del Vajont, formatosi in seguito alla costruzione della diga. L’opera rimase intatta, ma l’onda sollevata dallo smottamento risalì il versante opposto della conca, per poi precipitare nella sottostante valle del fiume Piave, provocando la morte di 1.910 persone e la completa distruzione del paese di Longarone e intere frazioni di Castellavazzo, Erto e Casso.

Al disastro fece seguito un lungo e travagliato processo penale, avviato a Belluno e successivamente trasferito all’Aquila, nel 1968, per motivi di ordine pubblico e legitima suspicione. Alla conclusione del dibattimento di primo grado, seguirono il processo d’appello, concluso nel 1970, e la sentenza definitiva della Corte di Cassazione, emessa il 25 marzo 1971.

Il fascicolo processuale è costituito dagli atti dell'istruttoria preliminare - prodotti dal Tribunale di Belluno e trasmessi all’Aquila dopo la rimessione del processo - e dalla documentazione prodotta da Tribunale e Corte d'Appello dell'Aquila nei processi di primo e secondo grado. Il fondo consta di 256 faldoni di documenti cartacei, ma comprende anche numerosi allegati di natura non cartacea, tra cui pellicole, lastre, manufatti e materiali provenienti dalla zona di frana.

Con l’inserimento dell’intero corpus di documentazione nel registro Memory of the World, si legge sul sito della Direzione Generale degli Archivi, è stato riconosciuto il suo carattere significativo di testimonianza su come l’intervento umano possa causare catastrofi, intervenendo in maniera dissennata sugli ecosistemi naturali per finalità di profitto economico.

Del fascicolo processuale - prosegue la nota - viene inoltre sottolineata la valenza di raccolta multidisciplinare di dati che, oltre alle testimonianze umane, comprendono informazioni che spaziano dall’economia, alla sociologia, al diritto, all’ingegneria civile, alla meccanica, all'idraulica, alla geologia, alla tettonica, alla geofisica, alla geomeccanica, alla sismologia, fino alla medicina legale e alle neuroscienze.

Il 17 marzo 2008, in base a una convenzione tra il Tribunale dell’Aquila e l’Archivio di Stato dell’Aquila, il fascicolo processuale fu consegnato all’istituto di conservazione, in anticipo rispetto alle normali tempistiche di versamento, per la realizzazione dell’inventario. 

A seguito del terremoto del 2009, per proseguire la valorizzazione del fondo, e garantire la sua messa in sicurezza, ne è stato disposto il temporaneo trasferimento  presso l’Archivio di Stato di Belluno. Grazie al finanziamento della “Fondazione Vajont 9 ottobre 1963 – ONLUS”, l’archivio ha curato il restauro della documentazione e anche la sua digitalizzazione integrale, in previsione di future attività di pubblicazione online.

Approfondisci sul sito della Direzione Generale degli Archivi

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ultima modifica 2024-10-23T09:34:44+01:00
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