Il meteorite sugli Urali e l’era del racconto collettivo 24 ore su 24
La riflessione, a opera di Chris Baraniuk, parte dalla constatazione di come siano stati ancora una volta i social media, e in particolar modo Twitter e YouTube, a fornire un racconto tempestivo e corale di quanto accaduto in Russia la mattina del 15 febbraio. L’autore dell’articolo mette a confronto il dinamismo e la tempestività di questi canali con la lentezza di reazione mostrata dalle fonti tradizionali di informazione e comunicazione, e fa notare come alla resa anche spettacolare ed emotiva del racconto, abbiano contribuito in maniera determinante i tanti filmati immediatamente postati in rete da centinaia di automobilisti russi.
E qui entra in gioco uno degli elementi chiave della riflessione, perché Baraniuk spiega, così come faranno diversi articoli anche in lingua italiana nelle ore e nei giorni a seguire, che centinaia di migliaia di cittadini russi hanno piazzato da tempo sui cruscotti delle proprie auto delle piccole videocamere, dash cam il loro nome in inglese, per documentare eventuali fenomeni di intimidazione da parte di poliziotti corrotti (a quanto pare abbastanza frequenti nel Paese), incidenti e sinistri, di modo che si possa avere elementi certi per essere risarciti dalle assicurazioni, e attacchi da parte di criminali, anche questi a quanto pare non così rari. “Queste videocamere – si legge nell’articolo – hanno trasformato di fatto gli automobilisti russi in una eterna macchina di sorveglianza, pronta a catturare e documentare, tra gli altri fenomeni, anche quelli di tipo meteorologico e astronomico”.
Ma al di là del singolo evento di cronaca, quello che preme a Baraniuk è provare a fissare alcuni punti su come sia cambiato e stia tuttora cambiando il modo di produrre, distribuire, gestire, conservare e tramandare le informazioni, nel momento in cui tutti i nostri sguardi sono potenzialmente in grado di documentare, 24 ore su 24, ciò che ci accade intorno.
“La facilità di registrare incessantemente il mondo che ci circonda, piuttosto che di limitarsi a singoli punti di vista – si legge nel testo - è ancora in divenire, ma è qualcosa con cui la nostra generazione digitale familiarizzerà sempre più nei prossimi anni.
Il Project Glass di Google pare promettere proprio qualcosa di questo tipo, ma ci sono prodotti già oggi in commercio, come ad esempio il Vicon Revue, che permettono di filmare ogni singolo momento della propria giornata senza muovere un dito, semplicemente portando una piccola camera appesa al collo.
Vale la pensa pensare a come tutto ciò influenzerà il modo di aggregare e distribuire le informazioni sui media, specie per quanto riguarderà i fatti di cronaca. Chiunque indosserà dei sistemi di registrazione potrà semplicemente osservare eventi e accadimenti e caricare foto e video in automatico. Questi ultimi potrebbero anche includere metadati relativi all’orario e alla localizzazione geografica, di modo che si possano evitare falsi allarmi (qualcuno ad esempio ha postato un video di un cratere di fuoco naturale in Turkmenistan, sostenendo si trattasse del luogo negli Urali in cui era caduto il meteorite).
(…) E infine un’ultima riflessione: mi piace il modo in cui questo oggetto indistinto, enorme e denso di significato sia piombato dal cielo nella ruotine informativa. La sua apparizione improvvisa, e la corsa a darne notizia da ogni visuale possibile, è la metafora perfetta di una cultura che ormai ha sviluppato un senso di dipendenza dalla produzione incessante di informazioni, ma che pare ancora alla ricerca di una copertura totale degli eventi.
Il meteorite è un oggetto visivamente spettacolare ed è una forza spietata della natura che ci ricorda la nostra piccolezza, ma ci dice anche che ormai siamo impegnati in una attività incessante e interessante di produzione, gestione e conservazione dei contenuti.
Il senso di una ‘notizia’, qualcosa accaduto da qualche parte a qualcuno, ma che viene raccontata da noi, viene resto evidente dall’evento del meteorite negli Urali, così come ormai da qualsiasi altro evento, sia anche esso il più triviale o comune. A partire da questo momento della storia, registreremo e documenteremo praticamente tutto e solo la saggezza e il giudizio della collettività stabiliranno cosa sia effettivamente di valore e cosa no”.