Il nuovo Flickr e le frontiere del personal digital archiving on line

Commentando l’offerta gratuita di un terabyte di spazio per ogni utente, Simone Vettore riflette sui servizi cloud privati come approdo sempre più naturale per chi voglia diversificare i rischi di perdita dei propri contenuti digitali

L’articolo di Simone Vettore, pubblicato sul proprio blog Memoria Digitale, prende spunto dal restyling del portale fotografico Flickr, che va a inserirsi in una serie di iniziative promosse di recente da Yahoo! , società proprietaria del sito, per rilanciare la propria immagine sul mercato del web e dei social media. Vettore ipotizza che la scelta di mettere a disposizione un terabyte di spazio per ogni singolo utente sia una risposta necessaria per arginare la crescente ascesa del binomio Facebook-Instagram, una mossa quindi quasi obbligata e inevitabile; ma analizzando la novità anche dal punto di vista archivistico, evidenzia come un simile passaggio sia sintomatico del fatto che ormai alcuni big player privati sono tecnicamente in grado di fornire spazi e servizi di archiviazione assolutamente impensabili fino a pochi anni fa, ancor più se si considera che spesso l’offerta è gratuita, e che questi spazi sono potenzialmente in grado di soddisfare le principali esigenze di archiviazione personale per centinaia di migliaia di utenti. Ben vengano quindi iniziative di questo genere, è il suo pensiero, e ben venga la sempre maggiore abitudine da parte delle persone a considerare il cloud computing come una delle soluzioni a disposizione per “diversificare il rischio” di perdita dei propri dati digitali.

“Oramai – scrive l’esperto a riguardo – i colossi dell’informatica dispongono di infrastrutture di storage capaci di sostenere offerte, come quella di Yahoo! – Flickr, fino a poco tempo fa semplicemente impensabili: oggi è toccato alle foto (relativamente pesanti), nel prossimo futuro sicuramente simili offerte riguarderanno tutte le tipologie di risorse digitali, inclusi ovviamente i ‘leggeri’ documenti. Anche mettendo in conto l’aumento di ‘peso’ cui andranno incontro le varie tipologie di risorse digitali possedute (le foto, giusto per stare in tema, sono più che raddoppiate negli ultimi due – tre anni), gli archivi sulla nuvola saranno ugualmente in grado di contenere, gratuitamente, pressoché l’intero archivio digitale di una persona. Ciò è positivo in quanto verrà meno quel pericolo, più volte sottolineato, di frammentazione / dispersione dell’archivio stesso anche se si continuerà a fare affidamento su infrastrutture di privati…”.

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