La censura giapponese nel primo ‘900: online una collezione
Negli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, il Ministero dell’Interno giapponese assunse un potere notevole, esercitando un controllo pressoché assoluto su vari aspetti della vita del Paese, quali la sicurezza, le infrastrutture, le elezioni, la sanità e le politiche territoriali. Tra le altre cose, si occupò anche di censura, cercando di ostacolare la diffusione di idee e contenuti di vario genere, dalla propaganda delle forze socialiste o ultranazionaliste, entrambe invise al governo, ai materiali in cui si faceva riferimento a tematiche di tipo sessuale.
I censori del Ministero erano soliti lavorare sulle copie delle opere “incriminate” inserendo commenti puntuali su contenuti da cancellare o modificare per non turbare l’ordine, la pace e i costumi sociali. Questi commenti venivano inseriti direttamente a mano, a margine dei contenuti oggetto di attenzione, e ogni singolo materiale censurato veniva marchiato con un apposito sigillo.
Almeno una copia per ognuno degli scritti oggetto di censura fu raccolta presso una apposita biblioteca. Da lì, all’indomani della Guerra, questi materiali furono requisiti e inviati presso un centro di documentazione a Washington DC, per poi essere successivamente trasferiti, assieme ad altri documenti istituzionali giapponesi, presso la Library Of Congress.
A più di 70 anni di distanza di allora, la Asian Division della biblioteca, con la collaborazione della Biblioteca Nazionale del Giappone, ha cominciato a digitalizzarli e pubblicarli online. Nel dettaglio, la collezione annovera più di 1.327 tra bozze, manoscritti e altri contenuti cartacei, finora accessibili e consultabili solo presso la sede della biblioteca statunitense. La gran parte di dei documenti risale all’intervallo di tempo che fa dal 1923, data nella quale la sede del Ministero dell’Interno a Tokyo fu distrutta da un incendio, e il 1945, anno in cui l’Impero giapponese capitolò.
Ad oggi, i titoli oggetto di censura digitalizzati e già accessibili in rete sono circa 250, ma alla Library Of Congress precisano che progressivamente l’intera collezione sarà pubblicata online.