Le sfide dell'archeologia digitale nell’era dei videogame
Il meeting DigitalPreservation è un appuntamento annuale promosso dal National Digital Information Infrastructure and Preservation Program e dalla National Digital Stewardship Alliance, strutture che fanno entrambe capo alla Library of Congress degli Stati Uniti (LoC). L’edizione 2012 si è svolta a fine luglio ad Arlington, in Virginia, e, come informa un resoconto pubblicato sul blog dedicato alla tematiche della conservazione digitale della Library of Congress, è stato caratterizzato da un’affluenza record oltre che dal pieno raggiungimento degli obiettivi fissati dagli organizzatori, tra i quali la volontà di dare la parola ai principali esperti e professionisti statunitensi in materia, quella di favorire la condivisione di best practices, e infine la promozione di collaborazioni nel campo dell’amministrazione digitale al fine di far crescere le conoscenze e l’innovazione in questo specifico settore..
Tra i partecipanti alla conferenza, il blog sulla conservazione digitale della LoC ha intervistato la professoressa Kari Kraus, della Universty of Mariland, da anni attiva nel campo della cosiddetta archeologia digitale, moderatore di un panel intitolato “Preserving Digital Culture”. Nella sessione si è discusso in particolar modo delle sfide che attendono i professionisti della conservazione digitale alle prese con materiali multimediali complessi quali ad esempio le performance artistiche o i videogiochi. Come pianificare queste attività, che formati e che tipo di metadati scegliere, e come conservare opere che possono cambiare anche considerevolmente a seconda delle esperienze d’uso? Queste le domande che hanno animato la discussione e che ispirano in parte anche l’articolo pubblicato on line, sul quale tra le altre cose la Kraus fornisce un interessante aneddoto relativo al ruolo delle comunità di hacker e attivisti digitali per la salvaguardia e la conservazione dei videogames. L’aneddoto fa riferimento al gioco di strategia Mindwheel, creato nel 1984 e sul quale la professoressa ha svolto una ricerca dopo essere riuscita a ottenere una copia originale della sua versione per PC da uno dei suoi programmatori. Kari Kraus spiega nell’intervista che Hales aveva a sua volta recuperato la copia sul sito Home of the Underdogs, un punto di riferimento molto importante nei primi anni 2000 per attivisti digitali, hacker e fan dei videogames interessati a condividere copie pirata dei propri prodotti preferiti. “Sono sicura che da questa storia – argomenta l’esperta in proposito – si possa ricavare una interessante parabola sul ruolo fondamentale che i cittadini, e in particolare le community di fan e appassionati di determinate opere, possano avere nel campo della conservazione digitale”.