Operazione all digital per la cultura norvegese
Realizzare un archivio digitale “millenario” per assicurare la conservazione e l’accessibilità nel lunghissimo periodo dell’intero patrimonio culturale nazionale. È questa la visione ambiziosa della Norvegia, già da 10 anni al lavoro per dare concretezza a tale scenario, nell’ambito di un programma strategico coordinato dalla propria Biblioteca Nazionale che necessiterà di almeno altri 30 anni per arrivare al traguardo della piena realizzazione.
Il programma, recentemente oggetto di attenzione da parte della testata ZDNet, ha già portato alla digitalizzazione dell’83% degli oltre 540.000 volumi e del 40% degli oltre 2 milioni di quotidiani e periodici custoditi presso la Biblioteca. Tutti i materiali sono stati scannerizzati tramite programmi di riconoscimento ottico automatico. D’ora in avanti, saranno interrogabili dai sistemi di ricerca testuale attualmente in uso e da quelli più evoluti che saranno sviluppati negli anni a venire.
Forte di questi primi risultati, la Biblioteca Nazionale continua a digitalizzare dati con un ritmo che va dai 5 ai 10 terabyte giornalieri, per un totale che ad oggi ammonta già a 8.1 petabytes. Un’enorme mole di informazione digitale, che dovrà però crescere ancora moltissimo per fare in modo che da qui al 2050 tutti i manoscritti, i prodotti stampati, la produzione radiotelevisiva, le mappe, i patrimoni fotografici, visuali e filmici, gli atti parlamentari e l’intera galassia dei siti e prodotti web norvegesi entrino a far parte dell’archivio digitale nazionale del futuro.
Un archivio che, per avere l’ambizione di durare “in eterno”, dovrà anche trovare il modo di fare fronte all’obsolescenza dei software e dei supporti hardware, come i promotori dell’iniziativa dimostrano di avere ben chiaro. La parola chiave, in questo caso, è conversione e migrazione costante dei formati e dei contenuti. Già di recente è stata completata una prima conversione su larghissima scala di un patrimonio pari a circa 50 milioni di immagini, nell’ambito di un’operazione che ha tenuto impiegati 10 server, ininterrottamente, lungo l’arco di tre mesi.
Iniziative similari riguardano anche gli hard disk, normalmente rimpiazzati ogni cinque anni, e più in generale le policy che impongono la conservazione di tutti i materiali digitalizzati in tre copie: una su hard disk e le altre due nastri di ultima generazione. Ma se questo è il presente, il futuro non potrà che essere diverso: “quando parliamo di petabyte - spiega un professionista della Biblioteca Nazionale - non possiamo continuare a ragionare in termini di backup. Il recupero di simili quantità di dati dai nastri richiederebbe settimane; per questo l’orizzonte, fin da oggi, non può che essere la storage-virtualization”.