Rivoluzione Getty Images, l’archivio fotografico on line diventa libero

Chiunque interessato può pubblicare liberamente 35 milioni di scatti di proprietà dell’agenzia internazionale su siti, blog e Twitter. Unico limite, il divieto di utilizzo per scopi commerciali e pubblicitari

La novità è stata annunciata da Getty Images il 5 marzo ed è molto probabilmente destinata a rivoluzionare il modo in cui si useranno le foto e le immagini su Internet, sia da parte dei miliardi di utenti che potranno condividere le foto dell’agenzia sui propri blog e profili personali, sia da parte di quelle testate giornalistiche che a loro volta potranno scegliere di usare gli stessi scatti per documentare e arricchire i propri servizi e articoli.

Due soli i limiti imposti dall’agenzia. Il primo è che le foto vanno incorporate nelle proprie pagine on line usando un apposito codice html (embed il termine inglese), come avviene ad esempio per i video di YouTube. In questo modo ogni singolo scatto, anche quando replicato altrove, riporta in calce le informazioni sull’archivio storico di provenienza o il nome del fotografo che lo ha effettuato. Sempre in calce inoltre, compaiono bottoni di condivisione per diffondere ulteriormente la foto, al momento su Tumblr, Twitter o tramite nuovo embed. Grazie all'emebd infine, cliccando sulla foto si finisce alla pagina originaria del sito di Getty che la contiene: qui è possibile ottenere altre informazioni approfondite sullo scatto e, tra le altre cose, calcolare il prezzo per l’acquisto della versione ad alta risoluzione, o per usi commerciali.

Ed è proprio questo l’altro limite imposto dall’agenzia: le foto liberamente disponibili – al momento non coincidenti con l’immenso patrimonio fotografico on line dell’agenzia, ma comunque un numero e una varietà già estremamente considerevoli – non potranno essere usate per scopi commerciali diretti. Tradotto, significa che nessuno potrà incorporarle all’interno di messaggi pubblicitari o promozionali, o ancora ad esempio per stamparle su magliette da mettere in vendita. Tuttavia, come spiegato una portavoce dell’agenzia, i siti e le testate giornalistiche potranno usarle all’interno dei propri articoli e approfondimenti, anche se in quelle stesse pagine compaiono altri banner e messaggi pubblicitari, purché appunto non siano gli scatti di Getty a diventare a loro volta materiale promozionale.

Quanto alle conseguenze di questo passaggio, partendo dal fatto che i fotografi dell’agenzia non potranno opporsi alla condivisione dei propri scatti, molti commentatori parlano di un vero e proprio terremoto che innescherà cambiamenti radicali nel modo in cui si utilizzano le immagini on line. Tra i diversi articoli già pubblicati on line, anche in italiano, il Post spiega intanto quali sono state le principali motivazioni che hanno spinto l’agenzia a intraprendere questo nuovo percorso.

“Con questa soluzione – si legge nell’articolo – quelli di Getty Images confidano di risolvere almeno in parte il problema dell’uso selvaggio delle loro fotografie online, pubblicate spesso in giro senza crediti verso il fotografo e senza indicazioni precise sulla loro provenienza. Il nuovo sistema è da un lato il riconoscimento dell’impossibilità di trovare un sistema efficace per farsi pagare da tutti le foto che circolano online coperte da diritti, ma da un altro punto di vista è comunque un esperimento interessante per provare vie alternative che consentano di ricavare comunque qualche soldo, almeno in futuro.

Come hanno spiegato i responsabili di Getty Images, il nuovo sistema ha sicuramente dei vantaggi. Prima di tutto assicura che ogni foto sia regolarmente attribuita attraverso la chiara pubblicazione dei suoi crediti. In secondo luogo l’inserimento del codice embed consente all’agenzia di sapere su quali siti e quali fotografie sono pubblicate sui siti in giro per il mondo. Infine, la possibilità di passare con un clic dal visore della fotografia al sito in cui è venduta rende più semplice e immediato l’acquisto della foto, a maggiore risoluzione e per scopi diversi dalla semplice condivisione online (…)

Getty Images – continua l’articolo in un passaggio successivo – spera che con questa nuova soluzione si riduca il fenomeno dell’utilizzo illecito dei suoi contenuti. Al momento non sono previste iniziative per ricavare direttamente qualche soldo attraverso il sistema per l’embed delle fotografie. I responsabili dell’agenzia ipotizzano in futuro l’inserimento di annunci pubblicitari nel visore delle immagini, sulla falsa riga di quanto fa da tempo YouTube con le pubblicità inserite prima dell’inizio dei suoi video. Potrebbero essere studiate anche altre soluzioni per promuovere meglio i contenuti offerti dall’agenzia”.

leggi l’articolo integrale su Il Post

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