Sayonara floppy disk: il Governo di Tokyo dice addio ai vecchi supporti di memoria digitale

Un articolo su Gizmodo ci racconta come, nonostante la Sony abbia smesso di produrre floppy disk più di un decennio fa, il governo di Tokyo abbia continuato a fare affidamento su questa tecnologia obsoleta. Ma adesso, nell'ambito degli sforzi di modernizzazione promosso dal Governo, le autorità locali stanno iniziando a eliminare gradualmente i floppy a favore di soluzioni più al passo con i tempi.

Nell’immaginario collettivo è da sempre considerata una megalopoli dai tratti futuristici, eppure di tanto in tanto Tokyo fa parlare di sé per curiose forme di affezione a tecnologie obsolete e dismesse da anni.

Tra queste i floppy disk, nel resto del mondo ormai relegati nella categoria degli oggetti da modernariato, ma ancora comunemente utilizzati dal governo metropolitano della capitale giapponese, e da quelli di diversi distretti amministrativi in cui è suddivisa, per conservare e condividere dati e documenti ufficiali. Stando alle recenti cronache giornalistiche però, l’era dei floppy disk sarebbe in procinto di tramontare anche a Tokyo.

Da Nikkei Asia si apprende che alcune amministrazioni di quartiere li hanno già rimpiazzati con soluzioni più al passo coi tempi, mentre in altre realtà, dove si continua ad apprezzarne in particolar modo l’affidabilità, è partito a malincuore il conto alla rovescia verso la data del loro definitivo abbandono. Data che in alcuni casi non è comunque esattamente dietro l’angolo, visto e considerato che i più nostalgici sono riusciti a procrastinare lo switch off fino al 2026. Nikkei Asia spiega che la dismissione dei floppy ha motivazioni di carattere economico, piuttosto che legate a valutazioni di natura meramente tecnologica. Nel caso della municipalità di Meguro ad esempio, ha influito la scelta di Mizuho Bank, una delle tre “mega banche” giapponesi, di richiedere un canone annuo pari a circa 5.000 dollari per continuare a gestire i dati dell’amministrazione utilizzando i floppy disk. Una cifra ritenuta necessaria per mantenere in vita "artificialmente" una tecnologia di fatto “defunta” e far fronte a rischi di perdita dei dati decisamente maggiori rispetto a quelli derivanti dall’utilizzo delle attuali soluzioni di home banking.

Rilanciando la notizia, Gizmodo, testata online focalizzata su tematiche a carattere tecnologico, ha ricordato altri eclatanti casi di fascinazione nipponica per le tecnologie old style. Dal paradigmatico esempio dei fax, ancora largamente utilizzati sia in molti settori dell’imprenditoria privata sia in ambito pubblico, dove nello scorso giugno è andata in scena una vera e propria levata di scudi contro la proposta governativa di sostituirli definitivamente con le email, al fenomeno degli hanko, timbri o sigilli personalizzati che spesso si continua a usare per validare gli atti istituzionali.

Il Ministro delle Riforme amministrative Taro Kano - si legge a riguardo - ne ha parlato come un vero e proprio ostacolo, arrivando a censire fino a 15.000 casi in cui la burocrazia giapponese continua ancora oggi a richiederne l'utilizzo. Nelle intenzioni del Ministro, questa iniziativa avrebbe dovuto aiutare il Giappone a compiere un ulteriore passo verso la digitalizzazione, ma da parte del pubblico è arrivata invece una reazione di forte resistenza al cambiamento”.

Leggi la notizia completa sul sito di Gizmondo.

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ultima modifica 2022-09-20T18:21:39+02:00
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