Scritte sui muri: a Bologna 12.000 foto raccolte in un archivio digitale
Da sempre il dibattito sulla necessità di rimuovere le scritte sui muri delle città italiane è molto acceso. Il tema ritorna periodicamente di moda e di recente ha portato l’amministrazione comunale di Bologna a varare un piano di due milioni di euro per procedere a una massiccia rimozione delle testimonianze di quello che viene definito “vandalismo grafico”.
Sempre a Bologna però, un’associazione attiva dal 2007 propone uno sguardo alternativo su questo tipo di fenomeno, e per sostenere le proprie ragioni ha creato anche un archivio fotografico digitale che si configura come una vera e propria mappatura emotiva delle scritte che è possibile trovare praticamente in tutti i luoghi della città. L’associazione si chiama Serendippo e a inizio agosto l’edizione cittadina di Repubblica ha dedicato un articolo alle sue iniziative.
"Le scritte sui muri vanno lette e interpretate - dichiarato la Presidente dell’associazione Etta Polico - il punto è che c'è una parte di città che le utilizza per esprimersi, è inutile rimuoverle se non si capisce questo".
"La maleducazione c'è e va combattuta - prosegue Polico, motivando le ragioni cha hanno spinto l’associazione a rivolgersi formalmente al Comune per valutare soluzioni che permettano di preservare almeno in parte il patrimonio scritte sedimentatosi negli anni in città - ma se le persone empatizzano col territorio che abitano e lo sentono loro, allora solo così le scritte sui muri si diradano. Vanno lette come sismografo del presente, come necessità di lasciare un segno, non necessariamente come degrado".
Quanto all’archivio fotografico digitale, conta al momento oltre 12 mila scatti, tutti a opera della professoressa Maria Paola Landini, ex preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Bologna e oggi direttrice scientifica del Rizzoli.
L’archivio è articolato per temi: dai messaggi d’amore, a quelli che strizzano l’occhio alla letteratura, passando per le manifestazioni di rabbia e dissenso, per proseguire con scritte che riprendono brani di canzoni o aforismi.
"Camminando camminando - spiega la Polico - abbiamo pensato che quella delle scritte sui muri fosse una storia da raccontare, un modo per cambiare lo sguardo sullo spazio pubblico, da degrado a testimonianza sociale e artistica. Ovviamente si possono rimuovere se il Comune lo decide, ma invitiamo tutti a uno sguardo diverso". Per dare ancora più valore a questa posizione, Serendippo ha avanzato l’ipotesi di dedicare una mostra alle scritte sui muri bolognesi. " Stiamo pensando di proporre al Mambo una mostra sulla Bologna vista attraverso la lente dei suoi muri - conclude la presidente - una narrazione della città dall'altra parte della strada".