Un approfondimento sui rischi di oblio digitale delle riviste elettroniche
Con un approfondimento pubblicato su Agenda Digitale, Giovanni Salmeri ha offerto una panoramica sulle strategie in via di adozione da parte delle riviste scientifiche digitali per contrastare il rischio sempre più frequente di scomparsa degli articoli, o in alcuni casi delle riviste nella loro interezza, da Internet.
L’articolo affronta i seguenti temi:
- La storia delle riviste scientifiche in formato elettronico
- Riviste elettroniche, un bilancio in chiaroscuro
- Il rischio della scomparsa o dell’irreperibilità delle riviste
- Come contrastare il rischio di oblio digitale
- Un catalogo di “indirizzi persistenti” (PURL)
- Quali problemi risolvono i PURL per una rivista elettronica
- Il DOI
- Le differenze tra PURL e DOI
- Conclusioni.
“La storia delle riviste scientifiche in formato elettronico - si legge nel paragrafo introduttivo - benché iniziata solo pochi decenni fa, è già avvincente e sicuramente racconta una delle possibili trasformazioni più importanti e durature nei modi di elaborazione della cultura. Basta leggere le migliori analisi che venivano scritte alla metà degli anni 90 del secolo scorso per misurare quanto si avesse l’impressione (giusta) che qualcosa di veramente nuovo stava comparendo all’orizzonte.
Alcuni vantaggi delle nuove riviste diffuse su Internet apparivano evidenti: la velocità nella comunicazione; la caduta dei motivi per limitare le dimensioni di un singolo articolo; la possibilità di complementi multimediali; la scrittura di articoli sotto forma di ipertesto; i bassi costi di produzione e di immagazzinamento; la non deteriorabilità nelle mani di un lettore; la possibilità di sistemi di indicizzazione più raffinati rispetto ai tradizionali cataloghi. Il combinato di tutti questi vantaggi non fa forse presagire una nuova rivoluzione, dopo quella della scrittura e della stampa? Questo era ciò su cui si rifletteva all’epoca. Contemporaneamente venivano notati alcuni svantaggi delle riviste elettroniche: il loro minore prestigio; la poca visibilità; la mancanza di metodi uniformi per citarle; la possibilità di modificarli senza lasciar traccia di versioni precedenti; il rischio che una rivista vada completamente perduta, in mancanza di condivise pratiche prassi archivistiche”.