Un disco d’oro per raccontare la Terra agli alieni
Cosa mettereste su una navicella in partenza per le lande più remote dell’universo, nella speranza di poter raccontare il pianeta Terra a eventuali civiltà extraterrestri? Quello che sembrerebbe un ottimo pretesto narrativo per un romanzo di fantascienza, è in realtà una domanda concreta che gli scienziati della NASA si sono posti alla fine degli anni ’70. Ce lo ha ricordato di recente la biblioteca digitale Europeana, spiegando che nelle sonde Voyager 1 e 2, lanciate in orbita nel 1977, furono inseriti due copie del Voyager Golden Record: un disco per grammofono, placcato in oro, contenente una selezione di immagini e suoni rappresentativi della storia e della cultura umana.
Fu un team di ricercatori della Nasa guidato dall’astrofisico Carl Sagan a selezionare il loro contenuto. Sui dischi furono incisi i messaggi del Presidente statunitense dell’epoca Jimmy Carter e del Segretario generale delle Nazioni Unite Kurt Waldheim, ulteriori saluti in ben 55 lingue antiche e moderne, numerosi suoni naturali tra cui quelli prodotti dalle onde, dal vento e dagli animali, e una ricca serie di componimenti musicali e immagini, a mò di vero e proprio bignami della storia terrestre. Nei loro solchi si trovò spazio anche per fornire istruzioni sul funzionamento dei dischi e sul posizionamento della Terra rispetto a una lista di punti di riferimento cosmici.
Sempre su Europeana si apprende che dopo avere viaggiato per 40 anni e percorso più di 19 miliardi chilometri, la sonda Voyager 1 è al momento il manufatto umano più distante dal sistema solare. Inutile farsi illusioni però: all’attuale e immodificabile velocità di crociera, occorreranno ancora 40.000 anni di volo per arrivare alla prima stella. E lì eventualmente imbattersi in qualche forma di vita aliena cui consegnare il bignamino della nostra civiltà.