Conservare è importante. Ricordare di più
Con l’approssimarsi dei periodi di festa, anche sui siti specialistici e di settore – per fortuna verrebbe da aggiungere –si tende a pubblicare articoli e contenuti più leggeri, di solito in tema con la ricorrenza. Al ParER non siamo immuni da questa tendenza, ed è per questo che negli ultimi giorni abbiamo segnalato con molto piacere diversi contributi “natalizi” scovati on line sui siti e i blog dedicati alle tematiche della conservazione digitale. Perseverando nell’opera, prestiamo nuovamente attenzione ad uno degli argomenti più gettonati durante periodi come quello ormai alle parte, vale a dire la cura di foto, video e altri tipi di registrazioni, sempre più spesso prodotti in digitale, con i quali è possibile serbare memoria dei momenti di gioia e felicità passati coi propri cari. Di ciò abbiamo parlato nell’articolo “10 consigli per salvare i ricordi digitali delle prossime feste”, che rimanda in maniera pressoché integrale all’omonimo articolo pubblicato sul blog The Signal, e continuiamo parlarne segnalando un analogo contributo apparso negli scorsi giorni sul sito degli Smithsonians Instituiton Archives.
Scritto dall’archivista digitale Peter Finkel, il post si apre con una serie di vecchie foto che ritraggono i familiari dell’autore riuniti per le celebrazioni del Natale, e prosegue con la fornitura di alcune raccomandazioni per la salvaguardia delle memorie familiari. La prima, decisamente meno hi-tech di quanto ci si potrebbe aspettare, riguarda l’opportunità di tenere un diario. “Raccontate la storia dell’evento – scrive – e condividetela con gli altri familiari per catturare quanti più dettagli sia possibile”. La lista contempla anche la raccomandazione di trascrivere le ricette dei piatti assaporati, cui affiancare l’ormai immancabile foto via smartphone della tavola imbandita. Sempre sfruttando la facilità di registrazione offerta dai nuovi strumenti, si consiglia di fare video di tutte le poesie, le canzoni e i discorsi recitati, mentre per quanto riguarda i documenti analogici, quali ad esempio i biglietti di auguri, la raccomandazione è di avere uno scanner a portata di mano. Passata la festa, è quindi tempo di salvare i file su un computer e organizzarli. Classificateli per date, luoghi e altri criteri che permettano di reperirli facilmente in futuro, si legge nel testo, e una volta fatto anche questo producete più copie di backup da custodire su supporti diversi tra loro, o magari su cloud. Infine, per quanto riguarda i ricordi più belli e suggestivi, così come in apertura si ritorna all’antico: “selezionate le foto più belle – conclude Finkel – e stampatele in un bell’album da condividere con i vostri cari”.
Qualche giorno dopo la pubblicazione dell’articolo, Leslie Johnston della Library of Congress lo ha usato come spunto sul blog The Signal, per chiedersi quanto sia effettivamente ferrata in materia di preservazione dei propri ricordi, pur essendo di fatto una professionista affermata e scrupolosa nel campo della conservazione digitale. E la risposta che si è data, come si può leggere di seguito, è meno scontata di quanto si potrebbe immaginare:
“Se devo darmi un voto – esordisce l’esperta – mi do al massimo una sufficienza. Certo non sono una che gestisce male la propria vita digitale. Mi assicuro sempre di fare copie multiple dei file e salvarli su differenti supporti. Ho scaricato snapshot di siti web. Ho immagini di alcuni testi recenti che considero importanti. Faccio il download delle e-email dal mio servizio cloud su una macchina locale, per giunta in modo da poterle leggerle anche dopo la migrazione a nuovi hardware. Tengo traccia della password ai miei servizi on line in un posto al quale posso accedere immediatamente.
Anche i miei familiari sono molto sensibilizzati a riguardo, talmente tanto che penso (o forse sono certa) siano stanchi di sentirne parlare. Ho avviato da poco un programma, lento ma efficace, per scannerizzare tutte le foto di famiglia in mio possesso e ricercarle con qualsiasi tipo di metadato (persone, posti, date). Molte di quelle foto le ho ricevute da altri familiari, alcuni dei quali poi scomparsi. E non finisce qui, perché vorrei tanto ricavare ulteriori informazioni su quegli scatti chiedendo loro informazioni, promuovendo una specie di crowdsourcing di famiglia.
Nonostante tutto questo però, non mi considero una persona attivamente impegnata nell’archiviazione delle nostre tradizioni. Spesso dimentico di scattare foto digitali durante le nostre feste, oppure di aggiungervi metadati quando lo faccio. Non ho mai raccolto una testimonianza orale. Mai registrato le mie memorie personali. Ho molte ricette di mia madre, e dovrei adoperarmi per fare in modo che possano essere tramandate alle future generazioni. Ho anche altri oggetti che le appartenevano, così come cose lasciatemi in dono da mia nonna, ma dovrei fare un significativo lavoro di documentazione per fare in modo chi verrà dopo di me possa capire da dove provengono e quanto sono importanti. Fatto questo, dovrei anche assicurarmi che tutta questa documentazione digitale sia distribuita in più luoghi e così al sicuro.
Ho chiesto ad alcuni amici cosa stessero facendo a riguardo, e in alcuni casi ho ricevuto delle risposte molto interessanti. C’è chi sta creando un album fotografico quotidiano dedicato al mese di dicembre. Chi tiene traccia di tutto il cibo che metterà in tavola per le feste, di modo da integrare il libro delle ricette di famiglia. Chi sta registrando testimonianze orali dei propri parenti, chi da 20 anni documenta una funzione religiosa di famiglia organizzata con cadenza annuale, e chi ancora è arrivato ad archiviare le proprie foto di famiglia addirittura fino al 1860.
E voi – conclude la Johnston rilanciando la discussione nei commenti al proprio articolo – cosa stata facendo per registrare e archiviare, in analogico e/o in digitale, le vostre tradizioni di famiglia?”.