Digitalizzare le collezioni di quotidiani, istruzioni per l’uso
La società inglese TownsWeb Archiving, attiva nel campo della digitalizzazione dei contenuti, ha dedicato un articolo alla digitalizzazione delle collezioni di quotidiani. 9 consigli e una nota per quanti vogliano, in autonomia o in outsourcing, tradurre in digitale e conservare nel tempo raccolte di testate cartacee a rischio di obsolescenza.
La prima raccomandazione è di selezionare strategicamente cosa digitalizzare. Le collezioni di quotidiani possono essere molto consistenti. Per questo motivo, specie in partenza, è bene circoscrivere l’oggetto del proprio lavoro. Si potrebbe ad esempio partire dai materiali più usurati e quindi più a rischio, oppure da tematiche ricorrenti in più copie, quali ad esempio le notizie su un conflitto. Selezionare è utile anche per farsi un’idea dei costi e di altri aspetti, quali ad esempio le tempistiche cui si andrebbe incontro qualora si decidesse di estendere il lavoro di digitalizzazione in un secondo momento.
Il secondo consiglio è di analizzare attentamente lo stato dei materiali selezionati. Alcuni potrebbero essere molto usurati, ad esempio a causa di agenti invadenti come le muffe. Una scrupolosa analisi iniziale è perciò necessaria per capire se si può intervenire sulle copie cartacee senza alcun rischio di danneggiarle, o se al contrario prima di partire non sia il caso di rivolgersi ad esperti di restauro e conservazione.
Nelle successive indicazioni abbondano i dettagli tecnici. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l’uso dei guanti è vivamente sconsigliato. Non solo rendono le mani troppo insensibili e quindi non sempre potenzialmente in grado di realizzare il grado di fragilità delle pagine. Ma, aggiungono gli esperti, le microfibre di gomma potrebbero attaccarsi alla carta e causare ulteriori danni. Mani nude quindi, purché assolutamente asciutte, pulite e non trattate con creme idratanti, pomate e via discorrendo.
Sugli scanner, la raccomandazione principale è di non scegliere la scorciatoia di quelli a rullo, sicuramente più veloci e per questo economici. Troppo pericolosi per materiali estremamente delicati come la carta di quotidiani prodotti decenni fa. Per lavori di questo tipo è molto più indicato il ricorso agli scanner planetari, come d’altronde previsto anche nelle linee guida dei National Archives britannici e del Joint Information System Committee (Jisc). Anche l’illuminazione a incandescenza è sconsigliata, perché potenzialmente troppo invasiva. Meglio le luci a LED o fluorescenti, mentre per quanto riguarda la risoluzione e il formato delle immagini catturate i consigli sono rispettivamente 300ppi e il Tiff, specie per la conservazione dei file. Quanto ai formati a più bassa risoluzione, quale il jpg, possono andar bene per la creazione delle miniature o per le pubblicazioni dei materiali on line. La creazione di pdf può essere infine utile nel caso in cui si renda necessaria una veloce e agevole navigazione delle copie e se, come nel caso delle jpg, si preveda la messa in consultazione delle collezioni su Internet. Per le dimensioni invece, il formato ideale è l’A2, anche se una scelta del genere richiede consistenti spazi di memoria digitale per l’archiviazione dei file.
Per agevolare il lavoro futuro di storici e ricercatori, gli esperti britannici pensano inoltre sia di “vitale importanza” una scansione che permetta di catturare i testi, ricorrendo a soluzioni quali i software OCR (Optical Character Recognition). Sempre per assecondare tale scopo, l’ultimo consiglio è di creare collezioni che siano il più possibile strutturate e ordinate. I metadati descrittivi, quali il titolo del quotidiano e la data di pubblicazione della copia, devono essere inseriti sia nei nomi dei singoli file, sia nei di sistemi di cartelle gerarchici. Per le collezioni più estese si raccomanda infine di utilizzare specifici sistemi di gestione, come ad esempio PastView.
Un’ultima nota è dedicata alle raccolte già conservate in precedenza su microfilm. Nel caso, quasi sempre è più economico digitalizzare i quotidiani partendo da questo supporto piuttosto che dagli originali cartacei. La qualità finale delle immagini scannerizzate - precisano però gli esperti – dipende sensibilmente da quella di partenza dei microfilm.