FBI, impronte digitali di nome e ora anche di fatto
Il sito Fierce Government informa che la FBI ha completato la digitalizzazione di milioni di documenti amministrativi, nel rispetto di una legge appositamente varata per la modernizzazione dell’agenzia. Per la precisione, sono circa 30 milioni i documenti digitalizzati, e ad essi si aggiungono 83 milioni di tessere di riconoscimento di cittadini americani, contenenti le loro impronte digitali. Tutto questo materiale è stato riversato nel Next Generation Identification System, una piattaforma digitale contenente dati biometrici e altri tipi di dati identificativi. L’infrastruttura, tuttora in costruzione, è destinata ad accogliere entro il prossimo anno altri 52 milioni di immagini facciali. Intanto, a partire da settembre, comincerà a essere pienamente operativa per ciò che concerne la conservazione e l’accesso ai dati identificativi già immagazzinati.
Grazie a questa novità, va in pensione l’Integrated Automated Fingerprint Identification System, il vecchio database contenente le informazioni sulle impronte digitali dei cittadini americani, con notevoli ritorni in termini di semplificazione e velocità per quanti dovranno risalire alle impronte per controlli e altri tipi di incroci. Secondo un grafico pubblicato sul sito dell’FBI, se finora, nelle procedure d'urgenza, erano necessarie 2 ore per risalire alle impronte digitali di cittadini incriminati per qualche tipo di reato, e 24 ore per gli incensurati, questi tempi precipitano adesso rispettivamente a 10 e 15 minuti.
Sempre su Fierce Government si apprende che la gran parte dei documenti digitalizzati rientra in tre grandi tipologie: storie criminali risalenti ai primi anni settanta e ai decenni precedenti; file relativi ai civili nati primi del 1960 che hanno prestato servizio presso l’esercito americano o lavorato in una pubblica amministrazione statunitense; e l’indice delle tessere contenenti le impronte digitali. Tutti questi documenti vengono conservati fino alla morte delle persone tracciate, o fino al compimento del loro 110° anno d’età.
La decisione di riversare in digitale questa enorme mole di documenti è stata presa addirittura 20 anni fa, quando al quartier generale dell’FBI fu evidente che non si disponeva più di spazi sufficienti per immagazzinare altra carta, e che anche gli altri centri di stoccaggio acquisiti a tale scopo in altre località degli Stati Uniti avrebbero avuto nel giro di pochi anni lo stesso problema.
Completando la digitalizzazione di questi documenti, l’FBI ha provveduto anche a distruggere gli originali cartacei. Alcuni reperti “storici” sono stati però salvati dall’oblio. Tra questi, ad esempio, le impronte digitali dei famigerati Bonnie & Clyde.
Guarda il video "Fine di un'era per i file dell'FBI" (in inglese)