Giappone: sayonara floppy disk
Dopo anni di proclami, sembra che il Giappone sia finalmente riuscito a dismettere l’utilizzo dei floppy disk per finalità di conservazione informatica in ambito istituzionale. A dare l’annuncio è stato il Ministro per gli Affari digitali Taro Kono, spiegando che il governo ha trovato la quadra per abrogare le oltre 1.000 norme, per la precisione 1.034, che ancora oggi fornivano indicazioni sull’utilizzo dei “dischetti” in vari ambiti della vita amministrativa.
Un utilizzo estremamente pervasivo, come si può avere modo di capire se si pensa che fino allo scorso gennaio, per ben 1.900 pratiche riguardanti la trasmissione di informazioni al governo, i floppy disk, o in alternativa i CD-ROM, restavano il supporto di riferimento.
Come si apprende dalle cronache giornalistiche, il grimaldello che ha permesso di scaricare l’ostinata resistenza al cambiamento che per lungo tempo aveva reso vani tutti gli sforzi di dismettere i floppy disk, va individuato nella gestione dell’emergenza Covid. Proprio durante questo periodo, peraltro proprio sotto la guida del Ministro Kono, all’epoca responsabile della gestione della campagna vaccinale, la complessa burocrazia giapponese, ancora profondamente dipendente dal ricorso ai dischetti, ai fax e ai documenti cartacei, aveva mostrato enormi limiti, con gravi ripercussioni sia nel conteggio dei contagi, sia nell'organizzazione delle operazioni di vaccinazione.
“I floppy disk, introdotti per la prima volta nel 1967 - si legge su TGcom24 - sono stati usati per l’archiviazione di memoria digitale soprattutto tra la fine degli anni Settanta e gli anni Novanta. Il declino inizia quando arrivano i Cd-rom. Oggi la loro capacità è troppo bassa: non riuscirebbero a memorizzare neppure un'immagine di uno smartphone. I dischetti da 3,5 pollici, possono contenere al massimo 1,44 Megabyte di dati, molto distante dalle possibilità offerte da chiavette Usb, schede SD o spazi cloud che possono arrivare a diverse centinaia di gigabyte.
Nonostante questi limiti, sono stati mantenuti in diversi contesti perché ritenuti una soluzione di archiviazione digitale altamente sicura. Il Giappone non è l'unico Paese rimasto affezionato al vecchio supporto. A San Francisco, per esempio, viene usato per i software di un sistema di controllo dei treni. Sempre negli Stati Uniti, l'Air Force ha abbandonato i floppy disk da 8 pollici (per la per delicatissima gestione dei sistemi informatici deputati al controllo delle testate missilistiche intercontinentali ndr) solo nel 2019. Alcuni Boeing 747 invece li utilizzano tuttora per caricare gli aggiornamenti software nei computer di navigazione”.
Tornando al Giappone, per quanto l’annuncio del Governo sembra porre fine a una “battaglia epocale” protrattasi per anni, tocca precisare che i suoi “strascichi” sono ancora destinati a perdurare. Come informa Il Post, una norma relativa al riciclo di automobili che prevede l’utilizzo dei floppy disk è sfuggita alla mannaia “abrogativa” del Ministro Kono. E al di là di questo, “anche se il governo ha imposto il superamento di questi mezzi, la digitalizzazione dei processi burocratici potrebbe richiedere ancora diverso tempo”.