HealthCare.gov, sbagliando s’impara?

Dopo il fallimentare lancio del portale per l’attuazione della riforma sanitaria, il governo americano manifesta la volontà di rivedere le politiche in materia di acquisizione dei beni e servizi tecnologici

Come scritto di recente, il lancio del portale Healthcare.gov, avvenuto a inizio ottobre, è stato costellato da una serie di problemi tecnici estremamente gravi, tali da compromettere, stando ad alcune voci, lo stesso esito della riforma sanitaria americana. A seguito della debacle, qualcuno ha accusato apertamente il settore pubblico di non essere in grado di acquistare prodotti e soluzioni tecnologici realmente congeniali alle proprie esigenze. Ora, a quanto pare, il governo statunitense avrebbe deciso di prendere in considerazione queste osservazioni. “Non ci sono scuse per quanto successo  – ha affermato il Presidente Barack Obama in occasione di una recente iniziativa pubblica – abbiamo molto lavoro da fare per evitare che riaccadono simili problemi, chiedendoci anche se e quanto funzioni il nostro modo di acquistare i beni e i servizi tecnologici”.

Parole riportate dal sito Federal News Radio, alle quali hanno fatto eco quelle di Steve VanRoekel, Chief Information Officer del suo Governo. Ques’ultimo ha parlato della debacle di Healthcare.gov come di una vera a propria lezione da mandare a memoria, e ha annunciato un piano d’azione per arrivare alla riforma del procurement, ovvero del sistema deputato agli acquisti istituzionali. “Saremo sempre in ritardo fin quando occorrerà almeno un anno per comprare e implementare le tecnologie – sono state le sue parole – perché ormai queste corrono talmente tanto che nell’arco dello stesso tempo rischiano di diventare obsolete”. Secondo VanRoekel però, i problemi non possono essere risolti cambiando marcia nel solo settore del procurement. È l’intera supervisione delle politiche di innovazione tecnologica che andrebbe rivista, e per raggiungere un obiettivo di questa portata occorrerebbe un cambiamento a 360°.

Indicando alcune parole d’ordine a riguardo, il Chief Information Officer ha parlato tra le altre cose della necessità di formare più e meglio il personale, così come di riassegnarlo nelle varie strutture tenendo conto delle specifiche competenze e attitudini. Rimanendo in tema, ha anche auspicato un maggiore turnover tra pubblico e privato, per portare energie fresche all’interno dell’amministrazione americana.

Un ultimo ma fondamentale cenno è stato poi dedicato a quelli che devono essere i reali obiettivi delle politiche di innovazione tecnologica: va bene concentrarsi sulla necessità di risparmiare soldi pubblici, ha dichiarato, ma bisogna anche e soprattutto chiedersi se e quanto queste riforme siano realmente efficaci. Quello che conta insomma, è che i portali, i sistemi, le app e i servizi on line siano realmente in grado di semplificare i rapporti con le istituzioni, e servire meglio i cittadini e gli altri pubblici. Sembrerebbe qualcosa di scontato, ma se a ribadirlo è la persona a capo delle politiche di innovazione tecnologica degli Stati Uniti, occorre forse riconoscere che la cultura del risultato non è ancora stata totalmente assimilata, anche in quelli che dovrebbero essere i comportati più dinamici del settore pubblico.

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