Il senso pop di WITNESS per la conservazione digitale
Alla Library of Congress gli esperti di conservazione digitale sono sempre concentrati sull’obiettivo di rendere più pop, nel senso di comprensibile e per questo popolare, la propria disciplina. Non tanto e non solo perché si riconosca l’utilità del proprio lavoro, quanto perché sono sicuri che per ottenere significativi ritorni su questi aspetti occorra sensibilizzare gran parte dell’opinione pubblica. Tutti produciamo, pubblichiamo e condividiamo contenuti sui media digitali, ed è quindi necessario il contributo del maggior numero possibile di persone, associazioni e organizzazioni, perché questa enorme mole di informazioni e saperi non vada perduta.
La biblioteca nazionale americana fa informazione e divulgazione principalmente col blog The Signal, da sempre preziosissima fonte di ispirazione e rilancio anche per il nostro sito. Ciò avviene non solo con interventi e contributi degli esperti in forze alla biblioteca, ma con continue segnalazioni di buone prassi ed esperienze di rilievo. È proprio a questa ultima categoria che si può ascrivere il progetto WITNESS, promosso dall’omonima associazione no profit, e già oggetto in passato della nostra attenzione. Come scritto a suo tempo (anche in quel caso rilanciando un articolo di The Signal) il team di questa associazione supporta gli attivisti che producono video digitali relativi ad abusi o violenze, fornendo consigli per la produzione di documenti che possano essere facilmente conservati nel tempo ed essere utilizzati, se necessario, come prove e testimonianze, anche a carattere giudiziario.
Il principale prodotto fin qui realizzato da WITNESS è la guida “The Activists’ Guide to Archiving Video”, con la quale si si condensano e mettono in fila tutti i consigli e le indicazioni di maggiore importanza per riuscire negli scopi descritti in partenza. E si tratta di un prodotto talmente ben riuscito che secondo l’esperto di conservazione Mike Ashenfelder non solo rappresenta un ottimo vademecum per gli attivisti, ma va annoverato a tutti gli effetti come una fulgida prova di “scrittura pop” in materia di conservazione digitale.
Certo, alla Library of Congress si “predica” la conservazione digitale per salvaguardare i patrimoni culturali mentre la missione di WITNESS resta quella di ottenere giustizia per chi subisce abusi e violenze, scrive Ashenfelder. Ma il lavoro svolto dall’associazione è comunque una validissimo esempio di cosa si dovrebbe fare per farsi capire anche da chi non rientra nella cerchia degli esperti e degli addetti ai lavori. Questo anche e soprattutto perché – precisa Ashenfelder – “WITNESS parla con un linguaggio semplice e diretto, fornendo consigli immediatamente comprensibili, ed è proprio in virtù di ciò che le istruzioni su come conservare i video digitali possono essere facilmente messe in pratica non solo dagli attivisti cui si rivolgono in prima persona, ma anche da altre persone che potrebbero essere interessate”.
Non è insomma casuale che in molti corsi di formazione dedicati alla conservazione digitale, anche universitari, la guida di WITNESS sia utilizzata come materiale di insegnamento. Né lo è stata la scelta della Society of American Archivists di premiare l’associazione durante l’edizione 2014 dei Preservation Publication Award.
“A differenza di altre risorse simili – si legge nella motivazione – la guida di WITNESS non è rivolta agli archivisti ma ai creatori di contenuti, affinché possano effettuare interventi che ne permettano una migliore conservazione fin dalle primissime fasi del loro ciclo di vita digitale. La guida è utile anche perché fa ricorso ad un linguaggio molto chiaro e fornisce consigli realizzabili in economia. Grazie a ciò, anche le persone e i movimenti che non dispongono di cospicue risorse possono salvaguardare le proprie collezioni. Per la giuria la guida è un importante contributo alla crescita dei saperi in materia di conservazione digitale, oltre che un ottimo esempio di come dovrebbe essere realizzata una buona risorsa on line dedicata a questi temi”.
Ma, linguaggio comprensibile a parte, che tipo di consigli si forniscono nella guida da renderla un prodotto così unanimemente apprezzato? Tra i principali, figura ad esempio quello di non rinominare o modificare mai il nome originario di un file video, perché se questa azione viene normalmente raccomandata da chi si occupa di conservazione, potrebbe far correre il rischio, se ci si sta occupando di violazione dei diritti umani, di incappare nell’accusa di manipolazione dei contenuti. Stesso motivo per cui il file dovrebbe sempre conservare i metadati generati in automatico all’atto della sua creazione, quali la data e la geolocalizzazione.
Non paghi dell’ottimo lavoro già fatto, i promotori di WITNESS hanno rilanciato di recente la propria opera di divulgazione con la serie video “Archiving for Activists”. Tre i materiali fin qui pubblicati per aiutare chi li produce a fare scelte consapevoli ai fini della loro conservazione:
- Pianificare la conservazione di video a sostegno dei diritti umani
- Decostruire i video digitali a uso e consumo degli attivisti
- Cosa sono i Metadati Video?
Come scrive Ashenfelder su The Signal, un ulteriore, ottima prova della vocazione pop di WITNESS alla divulgazione su questi argomenti. Vedere per credere, documentare e conservare.