Islanda, la genealogia in un Libro
Potrà sembrare un argomento un po’ frivolo per un sito che si occupa di conservazione digitale, ma in fondo si tratta solo dell’ennesima dimostrazione di quanto sia importante tenere traccia dei dati che riguardano il passato, perché possano servire come fondamentali elementi di conoscenza in tutti gli ambiti delle nostre esistenze. Nello specifico, stavolta si fa riferimento alle esistenze dei cittadini islandesi, non moltissimi se si considera che al 2013 la popolazione dell’isola ammontava a 323.000 persone, e caratterizzati da una particolarità di non poco conto. Di norma, i loro cognomi riprendono il nome del padre con il suffisso “son” per i maschi e “dottir” per le femmine. Poche persone, dunque, e con un sistema di cognomi che non permette facilmente di ricostruire le genealogie.
Una combinazione di elementi non esattamente secondaria quando ad esempio due persone si conoscono e cominciano a frequentarsi, magari prendendo in considerazione l’idea di stabilire una relazione duratura. Come fare a sapere se le due persone hanno una discendenza comune, tale da creare eventuali problemi genetici in caso di procreazione? Dal 2003 c’è però una soluzione: si chiama Íslendingabók, in italiano Libro degli Islandesi, ed è un database genetico che permette di risalire alla loro discendenze fino a 1.200 anni fa. Oggi la banca dati viene alimentata in automatico, perché all’atto della nascita tutti gli islandesi che vengono inseriti nel Registro Nazionale sono aggiunti anche ad essa. Per quanto riguarda il passato invece, ci si è basati su vari tipi di fonti: dai registri delle chiese, ai dati contenuti nei vari censimenti nazionali, a documenti quali cronache, registri dei tribunali e svariate pubblicazioni.
Per ragioni di privacy, al database possono accedere i soli cittadini islandesi residenti sull’isola e in possesso di un codice identificativo personale. E come già accennato, oltre che per diletto – a quanto pare gli islandesi sono appassionati di genealogie e discendenze – sempre più spesso tendono a consultarlo per verificare la propria compatibilità genetica con potenziali partner dell’altro sesso. “Se qualche amica incontra qualcuno e magari vorrebbe continuare a vederlo, di norma ormai le facciamo due domande: hai cercato sue informazioni su Google? E hai controllato sul Libro degli islandesi?”. Questa la testimonianza di una studentessa di 23 anni che vive nella capitale Reykjavik, circa 120.000 abitanti, al Wall Street Journal, di recente interessatosi allo strumento.
Nell’articolo si apprende che sono circa 720.000 gli islandesi per i quali si fornisce una genealogia completa (ovviamente sono contemplate anche diverse centinaia di migliaia di defunti), e che il database non è nato come strumento per agevolare o scongiurare le relazioni, ma per motivi scientifici. A realizzarlo, col supporto di un impresa informatica specializzata nella produzione di anti-virus, è stato infatti un centro di ricerca biofarmaceutica, interessato all’incrocio di questo tipo di dati per studiare le malattie genetiche e produrre farmaci che ne favoriscano il contrasto. Tutto ciò detto, da anni ormai il Libro degli Islandesi è un must per i potenziali partner, e i risultati di un recente hackathon lo confermano in pieno. Tra le varie proposte per il riuso creativo dei dati è stata premiata quella di un gruppo di studenti per la realizzazione di un’app che permetta di stabilire se c’è compatibilità genetica tra due persone al semplice urto tra i loro telefoni. “Urtatevi nell’app – è lo slogan scelto per promuovere l’app – prima di urtarvi a letto”.
Non mancano però utilizzi dello strumento per altre finalità ugualmente forieri di risultati tutt’altro che irrilevanti. Il WSJ racconta ad esempio la storia di Margrét Sigurjónsdóttir, che per ironia della sorte, prima della creazione del Libro e anni dopo avere avviato la relazione, ha scoperto di frequentare un uomo discendente dagli stessi bisnonni. Ma la storia principale che la riguarda non è questa. Margrét continua infatti a essere legata allo stesso uomo. Anzi, successivamente lo ha sposato e hanno avuto tre figli, tutti perfettamente in salute. Dopo la creazione del Libro però, lo ha consultato per curiosità e ha fatto una nuova incredibile scoperta:
C’èra una lista di antenati risalente fino ad alcune centinaia di anni fa. La lista comprendeva una colonna dei fratelli, dove comparivano i suoi fratelli Alfred e Svavar e la sorella Bara. “Poi però – afferma la signora Sigurjónsdóttir – c’era quest’altra colonna classificata col termine ‘fratellastri’ e all’interno c’era un nome: Gudbjorg Danielsdottir, nata nel 1968! E accanto al suo nome, l’etichetta ‘stesso padre’. Ero senza parole”. Pochi giorni dopo la signora Sigurjónsdóttir e i suoi fratelli incontrarono l’altra sorella e le regalarono un cartoncino con una cicogna rosa. Sul retro c’era scritto: ‘benvenuta nel nostro mondo, piccola/grande sorella’.
Tutti i bambini che vengono registrati nel Registro Nazionale vengono automaticamente aggiunti anche al Libro degli Islandesi. Quelli che vengono adottati possono decidere se indicare o meno i propri genitori biologici nell’albero genealogico.
La signora Danielsdottir ci ha detto: “ho deciso di indicare il nome dei miei genitori biologici, in aggiunta a quelli adottivi, perché penso sia importante sapere da dove discendano i miei geni”.
Quando si sposò, la signora Sigurjónsdóttir ha invitato la nuova sorella al matrimonio e l'ha presentata ai propri parenti, creando i presupposti per la nascita di una nuova famiglia interconnessa”.