L'Archivio di Stato di Bologna punta sul crowdfounding per digitalizzare gli antichi registri medievali tenuti dall'Ufficio dei Memoriali
Facendo seguito al nuovo corso inaugurato col progetto “Adotta un sovversivo”, che punta sul contributo economico dei cittadini e della società civile per restaurare e digitalizzare i fascicoli dei “sorvegliati speciali” da parte della Questura di Bologna, la sede dell’Archivio di Stato di Bologna punta nuovamente sulla collaborazione pubblico-privato per digitalizzare, e rendere più facilmente accessibile, un altro pezzo di storia locale di particolare rilevanza.
In questa nuova occasione il progetto riguarda i registri dell’Ufficio dei Memoriali, istituito dal Comune di Bologna nel 1265 per certificare e conservare tutti gli atti riguardanti transazioni del valore superiore a 20 lire di bolognini, e rimasto attivo fino al 1452, producendo un corpus documentale composto di ben 322 volumi. Il fondo è attualmente oggetto di studio e interesse nell’ambito del progetto MemoBo, ideato e presentato la scorsa estate dai dipartimenti di Storia Culture Civiltà e Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna, che ha come obiettivo la trascrizione di questi documenti, anche attraverso il finanziamento di borse di studio.
È proprio nel solco di questa iniziativa che si inserisce l’idea dell’Archivio di Stato di Bologna di puntare sullo strumento dell’art bonus - con il quale si riconoscono crediti di imposta pari al 65% per i cittadini o le aziende che effettuano erogazioni per il sostegno a progetti di valenza culturale - per avviare la digitalizzazione dei documenti. O, per essere più precisi, dei microfilm con i quali negli anni Cinquanta l’Archivio di Stato locale produsse una prima operazione di migrazione e conservazione dei documenti originali.
L’obiettivo del progetto è puntare sulla collaborazione dei privati per digitalizzare i microfilm, salvati a suo tempo su bobine da 35 mm, e permetterne in questo modo sia la conservazione nel lungo periodo, sia una maggiore facilità di accesso e consultazione da parte di studiosi, ricercatori o semplici curiosi, anche su scala internazionale.
“Si tratta proprio di un progetto dal profilo internazionale”, ha dichiarato la funzionaria dell’Archivio di Stato Francesca Delneri all'edizione locale del Corriere della Sera, spiegando che lo strumento dell’art bonus è stato scelto “per aprire il fondo a un mecenatismo partecipato”. “I volumi - si legge nell’articolo - contengono quasi due secoli di storia bolognese e ci sembrava una buona idea coinvolgere la città anche nella raccolta dei contributi”. Dopo la digitalizzazione dei microfilm, il passaggio successivo consisterà nella schedatura dei documenti, al fine di creare un database che associ i dati alle immagini. “Ovviamente - conclude Delneri - conserveremo le bobine dopo averle digitalizzate, ma il nuovo strumento consentirà finalmente di studiare i contenuti di registri di grande importanza per la storia locale, finora poco o per nulla conosciuti a causa delle difficoltà tecniche e logistiche legate alla gestione e conservazione di documenti estremamente fragili”.