"Adotta un sovversivo": un appello ai cittadini per restaurare e digitalizzare i fascicoli dei sorvegliati speciali della Questura di Bologna

L'Archivio di Stato di Bologna lancia il progetto “Adotta un sovversivo” coinvolgendo i cittadini nel reperimento di fondi che permettano di restaurare, ricondizionare e digitalizzare i fascicoli riservati raccolti dalla Questura di Bologna nella sezione “Persone pericolose per la sicurezza dello Stato” dal 1872 al 1983.

Su iniziativa della sede dell’Archivio di Stato di Bologna, è stato lanciato il progetto “Adotta un sovversivo”, con il quale si chiede il contributo dei cittadini per il reperimento di fondi che permettano di restaurare, ricondizionare e digitalizzare i fascicoli riservati che il Gabinetto della Questura di Bologna ha raccolto dal 1872 al 1983 nella sezione “Persone pericolose per la sicurezza dello Stato”.

La documentazione - per un totale di 8.644 fascicoli personali - comprende verbali, sentenze, articoli di giornali, foto segnaletiche e altri materiali raccolti per sorvegliare soggetti considerati potenzialmente pericolosi. Tra gli altri, anche numerosi attivisti politici e sindacali, alcuni dei quali passati alla storia per il proprio impegno antifascista e nelle file della Resistenza, come Giuseppe Massarenti (sindacalista e sindaco di Molinella), Roberto Vighi (partigiano e primo presidente della Provincia di Bologna) e Virginia Tabarroni (condannata per l’attentato compiuto dal nipote Anto Zamboni ai danni di Benito Mussolini). Gran parte dei documenti raccolti nella sezione versa in uno stato di avanzata fragilità, dovuto all’usura del tempo e alla qualità dei supporti utilizzati all’epoca della loro realizzazione, ed è proprio con l’intento di scongiurare la perdita di fonti dal significativo valore storico e culturale che l’Archivio di Stato di Bologna ha lanciato il progetto.

Attraverso lo strumento dell’Art bonus, chiunque interessato potrà effettuare una erogazione volontaria, anche di piccola entità, per contribuire alla loro salvaguardia, vedendosi riconosciuto in cambio un credito di imposta pari al 65% di quanto erogato.

I fondi raccolti - spiega la funzionaria dell’Archivio di Stato di Bologna Francesca Delneri - saranno impiegati per far sì che i documenti possano essere restaurati, digitalizzati e quindi resi consultabili in maniera anche più semplice e immediata, garantendone la conservazione”.

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ultima modifica 2021-10-29T19:40:19+02:00
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