Le crescenti complessità della conservazione dei videogame
Se i videogame sono uno dei prodotti culturali più importanti della nostra epoca, e se anno dopo anno le esperienze di gioco si fanno sempre più complesse, costantemente aggiornate e interattive, la loro conservazione sarà una delle sfide più impegnative per chi si occupa questi aspetti. Prendendo spunto dalla istituzione di una Hall of Fame dei videogiochi negli Stati Uniti, il giornalista Lucio Bragagnolo si è interrogato a riguardo sul sito Apogeonline.
Una cartuccia di Atari 2600 vecchia quasi quarant’anni – si legge in un passaggio del testo – è molto più facile da preservare a questo punto di molti giochi presentati negli ultimi dieci anni. Grazie ai cambiamenti nel modo in cui i giochi sono distribuiti, protetti e giocati nell’era di Internet, gran parte di quella che diventerà la storia dei videogiochi di domani rischia di andare persa per sempre se non stiamo attenti.
Nell’ultimo decennio i giochi hanno quasi completamente perso il supporto hardware e per aggiungere interattività e aggiornamento continuo. Il problema di come giocare con una vecchia cartuccia Atari 2600 è risolvibile, alla peggio, con l’emulazione – come si è fatto con i giochi DOS su Internet Archive – anche quando l’ultimo lettore di cartucce morirà e non verrà sostituito da una iniziativa indipendente in stile Impossibile per le pellicole Polaroid. Lo stesso vale per i sistemi di protezione: se domani i server di autenticazione PlayStation si fermassero, qualche hacker troverebbe comunque il modo di ottenere la giocabilità.
Che accadrà invece ai giochi con aggiornamento continuo? Come verrà conservato uno stato particolare, un aggiornamento particolarmente significativo oppure una epica prima versione che ridefinì il panorama del settore e più interessante storicamente degli update successivi? I giochi nella World Video Game Hall of Fame saranno in forma giocabile; World of Warcraft sarà quello prima o dopo Warlords of Draenor?...