Rapporti, foto e video: on line gli archivi della Stasi
Alla caduta del Muro di Berlino, furono provvidenzialmente salvati dai cittadini che impedirono agli agenti della Stasi, la famigerata polizia segreta della Germania Est, di distruggerli. Oggi, a più di 25 anni di distanza, molti di quei documenti sono stati pubblicati sul nuovo sito istituzionale www.stasi-mediathek.de.
Sono 2.500 le pagine di documenti, alle quali si aggiungono circa 250 foto, 15 ore di filmati e 6 di registrazioni audio, accessibili on line. Gran parte del patrimonio informativo accumulato dai solerti agenti della DDR rimane tuttora non pubblicabile per motivi di privacy. Ma anche dalla consultazione di questo materiale, finora accessibile solo su richiesta personale e al termine di trafile lunghe fino a 3-4 anni, è possibile farsi un’idea dello spietato regime di controllo cui furono sottoposti milioni di tedeschi dell’Est negli anni della Guerra Fredda.
Tra i vari file ci sono quelli relativi a una rivolta popolare avvenuta nel 1953 e soffocata anche grazie all’intervento delle truppe sovietiche, e la tragica storia di Manfred Smolka, guardia di frontiera fuggita all’Ovest e catturata proprio sulla frontiera, ma a quanto pare in territorio occidentale e non come poi sostenuto dalla Stasi in Germania Est, all’atto del congiungimento con moglie e figli che avevano tentato di raggiungerlo. Smolka fu duramente punito per questo gesto: prima con una lunga e penosa reclusione e infine, nel 1960, con la pena capitale per mezzo della ghigliottina.
Altre storie riguardano invece il folclore e la cultura. Tra queste ad esempio, i mille tentennamenti che nel 1983 portarono ad autorizzare il concerto a Berlino Est di Udo Lindenburg, rock star della Germania occidentale molto nota per la tenace opposizione alla costruzione del Muro. Ancora pochi anni e quel Muro sarebbe caduto a seguito di quella Friedliche Revolution che chiude idealmente il percorso narrativo di questo nuovo sito. Molti i documenti che raccoglie a riguardo: leggendoli, è possibile farsi un’idea di come il regime e la stessa Stasi si opposero fino all’ultimo ad un processo tanto naturale e spontaneo quanto forzata e innaturale era stata la reclusione di un intero popolo nei decenni precedenti.