Stragi nazifasciste: on line l’Armadio della vergogna
Con il termine Armadio della vergogna si fa riferimento ad un armadio rinvenuto nel 1994 a Roma, nell’ambito delle indagini sul capitano delle SS Erik Priebke, contenente 695 fascicoli di inchiesta e un registro generale con 2.274 notizie di reato riguardanti svariati crimini di guerra commessi in Italia dal 1943 al 1945, durante l’occupazione nazifascista. Tra gli altri eventi, le fonti riguardavano stragi passate alla storia per la loro efferatezza, quali gli eccidi di Sant’Anna di Stazzema, delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto, Monchio e Cervarolo, Coriza, Lero, Scarpanto, del Duomo di San Miniato e dell’Alto Reno.
I fascicoli erano stati raccolti nel corso degli anni e “provvisoriamente archiviati” nel 1960, proprio in quell’armadio dove furono ritrovati oltre 30 anni dopo. Nonostante la scoperta, su di essi rimase il Segreto di Stato, ma lo scorso 15 febbraio la Camera dei Deputati ha annunciato di averlo rimosso e di avere pubblicato l’intera documentazione on line, sul sito del proprio Archivio storico, per permettere a chiunque interessato di accedervi e prendere coscienza di uno dei periodi più bui della storia nazionale.
Tredicimila le pagine di documenti che la Commissione d'inchiesta ha acquisito dagli archivi del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero della Difesa, dell'allora Servizio Informazioni e Sicurezza Militare (Sismi), del Consiglio della Magistratura Militare e del Tribunale di Roma. Dopo essere state declassificate, sono ora liberamente consultabili on line. Per ogni documento inoltre, si potrà fare richiesta alla Camera di una copia. Nei fascicoli è possibile leggere nomi e cognomi degli autori delle stragi, di chi ne favorì la realizzazione e delle vittime, ma anche le testimonianze raccolte dai carabinieri o dai militari inglesi e americani, spesso a pochi giorni dagli accadimenti.
Su questa documentazione, e sui perché della sua anomala archiviazione, ha indagato una Commissione parlamentare di inchiesta istituita nel 2003. È stata proprio la Commissione a declassificare le fonti rinvenute nell’armadio. Sempre su sua iniziativa, tra il 2003 e il 2006 erano già state divulgate in rete le trascrizioni delle sedute, dalle quali erano emersi diversi particolari sulle stragi e i loro autori.