Un approfondimento in materia di migrazione tra sistemi di conservazione
Su Agenda Digitale è stato pubblicato l’approfondimento “Conservazione digitale: come fare la ‘migrazione’ da un conservatore ad un altro”, a firma di Michele Gentili. L’articolo esplora i seguenti focus:
- L’interoperabilità nella conservazione
- Standard, requisiti e linee guida
- Migrazione: cos’è e in cosa differisce dalla conservazione del “corrente”
- Assessment: cos’è e perché è così importante in caso di migrazione
- Un corretto approccio contrattuale alla migrazione
Nell’introduzione, e a seguire nel primo focus dedicato all’interoperabilità della conservazione, si legge quanto segue:
“La conservazione digitale dei documenti è il processo di archiviazione dei documenti a lungo termine che permette di garantirne la conservazione, l’integrità, l’accessibilità e la leggibilità nel tempo.
Dalla prima deliberazione in materia di conservazione, la CNIPA del Febbraio 2004, sono ormai trascorsi quasi vent’anni e nel frattempo il processo di conservazione è ormai diventato fondamentale sia per le aziende private che per quelle pubbliche e nel corso degli anni si è evoluto in maniera importante, sia per gli adeguamenti normativi, che per quelli tecnologici che sono intervenuti e che ne hanno cambiato completamente l’approccio e l’utilizzo da parte degli stessi Enti e Organizzazioni che, nel tempo, sono diventati anche molto più preparati e capaci di giudicare in modo corretto il servizio ricevuto.
L’interoperabilità nella conservazione
Senza dilungarci nei temi più generali della conservazione digitale (ex conservazione sostitutiva), già ampiamente trattati da autori illustri, anche su questa prestigiosa rivista, concentrerò l’attenzione sul tema specifico della migrazione del patrimonio documentale da un conservatore ad un altro, tema sempre più attuale e sempre molto critico per la specificità e soprattutto per i rischi che esso comporta.
Di solito, infatti, gli Enti o le Organizzazioni, affrontano il tema della conservazione digitale quando si ha la necessità di “versare” in conservazione documenti “freschi”, appena prodotti o comunque recenti. Sempre di più invece i conservatori, per far fronte alle necessità dei loro Clienti, si trovano ad affrontare il tema della “portabilità” o migrazione di documenti già conservati, che devono mantenere la loro immutata leggibilità ed efficacia probatoria, anche se c’è un avvicendamento nel soggetto che in precedenza aveva conservato a norma di legge i documenti.
Quando si affronta questa tematica, diventa molto importante dunque il tema dell’interoperabilità tra sistemi di conservazione. Troppo spesso questo tema viene superato semplicisticamente parlando dello standard UNI SInCRO 11386 che è stato appositamente pensato per consentire di archiviare le informazioni relative al processo di conservazione secondo uno standard aperto e definito…”.
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Anche se non citato nell'articolo, si rammenta che a fine 2022 AgID, Agenzia per l’Italia Digitale, ha pubblicato un documento (realizzato su iniziativa di un sottogruppo di lavoro coordinato da ParER, Polo Archivistico dell'Emilia-Romagna) che approfondisce il tema dello scambio dei pacchetti di archiviazione tra sistemi di conservazione, nell'ottica della realizzazione di un modello di interoperabilità teso proprio a minimizzare i rischi evidenziati nell'articolo di Gentili.