Ucraina: task force internazionale per salvaguardare il patrimonio archivistico
Tra i numerosi effetti collaterali delle guerre, rientrano anche i rischi di distruzione e perdita irreversibile delle fonti archivistiche. Spesso, con deliberate finalità in tal senso, da parte di chi ha interesse a proporre riletture di parte delle cronache e degli eventi storici.
È quanto sta accadendo in questi mesi anche in Ucraina, come di recente documentato da Repubblica, che ha dedicato un articolo agli sforzi che la comunità archivistica nazionale, coadiuvata e sostenuta da molti professionisti e organizzazioni internazionali, sta promuovendo per preservare il proprio patrimonio archivistico seriamente minacciato, e in alcuni casi già compromesso, dall’offensiva bellica russa.
Nell’articolo, accessibile ai soli abbonati, si menzionano le iniziative promosse per mettere in sicurezza e trasferire all’estero le fonti archivistiche, tra cui documenti storici, atti e manoscritti. Ma anche quelli paralleli coi quali si punta a digitalizzare quote sempre più consistenti di questa preziosa documentazione, e con essa delle fonti “native digitali”, al fine di preservarne la conservazione, a prescindere dal destino dei materiali cartacei.
Tra le attività ascrivibili a quest’ultima categoria, anche grazie a una massiccia mobilitazione internazionale, il reportage cita il progetto Sucho (Saving Ukrainian Cultural Heritage Online), già oggetto di menzione sul nostro sito, con il quale, sotto il coordinamento di ricercatori di Stanford e del Centro austriaco per le discipline umanistiche digitali, una “brigata” composta da più di mille tra archivisti digitali e altri professionisti del settore lavora anche 12 ore al giorno per archiviare su web materiali e contenuti a forte rischio di perdita e distruzione.
“Il fondo archivistico nazionale dell’Ucraina - si legge nell’articolo - comprende 86 milioni di testi, dei quali finora sono stati archiviati 50 Terabyte di dati grazie allo sforzo collettivo locale e al sostegno di partner internazionali che hanno donato zaini speciali e casseforti resistenti al fuoco, borse di evacuazione, coperte ignifughe. ‘Basti pensare che, fino a pochi mesi fa, solo lo 0,6% di tutti gli archivi era digitalizzato. In 6 mesi abbiamo realizzato più di 2,5 milioni di scansioni’.
Si tratta - prosegue l’articolo - non solo di atti amministrativi, ma anche di documenti storici di importanza universale: Privilegi dei re lituani e polacchi e la più antica traduzione di Vangelo in greco, trattati del periodo della Rivoluzione ucraina del 1917 e tantissime testimonianze del ‘lavoro’ degli organi giudiziari di controllo dell’ex Urss”.
Una vera e propria operazione speciale che, assieme agli altri sforzi in corso d’opera, mira a contrastare gli effetti di quello che Anatolii Khromov, direttore generale degli Archivi di Stato ucraini, non esita a definire un “genocidio culturale “. Azione deliberata e consapevole che si aggiunge all’offensiva bellica con la quale, per rimanere alle parole di Khromov, “la Russia cerca di privare il popolo ucraino della propria storia e giustificare la sua politica aggressiva”.