Europeana Sound: 130 anni di storia on line in un nuovo jukebox
Il progetto Europeana Sounds è stato ufficialmente lanciato a inizio febbraio, con un meeting tra i membri del network ospitato dalla British Library, incaricata di coordinarne le attività. L’obiettivo è tanto ambizioso quanto affascinante: creare un archivio digitale ad alta fedeltà, popolato da più di un milione di materiali audio, per raccontare i suoni che hanno fatto e tuttora contribuiscono a fare la storia europea. Brani e composizioni di musica classica, folk, rock e pop, frammenti di film, documentari e notiziari, suoni del mondo naturale e dei contesti urbani e industriali, e ancora testimonianze orali, con un occhio di riguardo ai dialetti e alle varie lingue nazionali, saranno liberamente accessibili on line, sulla biblioteca digitale Europeana, per le più svariate esigenze di ascolto, fruizione, studio e ricerca. I suoni saranno inoltre disponibili per varie tipologie di riutilizzo e remix, a cominciare ovviamente da quelle di stampo creativo.
Tre gli anni di durata del progetto, co-finanziato dalla Commissione Europea, col quale non solo si punta a rendere più vasto il “parco audio” di Europeana (ad oggi i file di questo tipo costituiscono appena il 2% del patrimonio digitale della biblioteca), ma anche maggiormente fruibile, e dunque apprezzabile, dai vari pubblici di riferimento. Per questo tra le parole d’ordine spicca la necessità di migliorare le descrizioni e i metadati di ogni singolo contenuto, contando per farlo anche sul contributo diretto degli utenti, attraverso specifiche iniziative di crowdsourcing. Ciò dovrebbe permettere, tra le altre cose, di creare veri e propri canali tematici, obiettivo cui si punterà anche attraverso lo sviluppo di sistemi automatici di categorizzazione e attribuzione di link, per definire legami logici tra le diverse collezioni esistenti. Sempre in quest’ottica, si cercherà di stabilire relazioni tra i materiali audio e altri tipi di contenuti digitali ad essi in qualche modo afferenti. Un articolo sul sito della British Library rende più chiaro questo concetto, accostando la riproduzione digitale dello spartito di un’opera di Johan Sebastian Bach, custodito dalla stessa biblioteca inglese, alla registrazione audio della stessa opera, a sua volta proveniente dalla Helsinki City Library.
Lo scopo è insomma quello di rendere il più possibile navigabili e ricchi di senso i contenuti, puntando sull’usabilità come fattore chiave per accrescerne appeal e popolarità. Non è perciò assolutamente casuale il coinvolgimento di tre piattaforme social del calibro di Spotify, SoundCloud e Historypin nell’intera operazione. Col loro contributo si punta sia a puntare sulle competenze di chi è riuscito ad aggiornare con successo il mondo della distribuzione audio all’era digitale, sia a fare tesoro delle loro ampie e appassionate community on line, per dare ancora più visibilità e risonanza ai patrimoni sonori in via di pubblicazione.
Rimanendo in qualche modo in tema, si segnala infine che Europeana Sounds punta anche alla “emancipazione dal copyright” per migliaia e migliaia di contenuti finora protetti da diritti d’autore e altri tipi di licenze. “Gran parte di questo patrimonio è stata realizzata nell’era del copyryght – recita una nota della British Library che presenta il progetto – e preservarla ora per le prossime generazioni permetterà anche di proseguire l’opera con la quale si punta a rimuovere le licenze, e permettere una fruizione libera di questi materiali. Si tratta di suoni coi quali si vogliono costruire nuove esperienze di condivisione culturale tra i popoli europei. Per questo motivo, una delle sfide chiave del progetto è di consentirne l’accesso a platee sempre più vaste, nei nuovi contesti di fruizione digitale”.
Oltre che sul sito di progetto, le attività e i risultati di Europeana Sounds saranno rilanciati anche su Facebook e Twitter.