Gesticolare nell’era dei social
Erano già sulla cresta dell’onda da tempo, ma con l’inizio dei campionati mondiali di calcio le Gif animate e affini, Vine su tutti, sono definitivamente entrate nella storia più o meno effimera dei nostri stili e linguaggi di comunicazione. Tra blog, aggregatori e case automobilistiche che sfruttando l’hype del momento provano a vendere nuovi modelli, sembrerebbe giunto il momento di schiudere a questo tipo di immagini le porte di un museo. Considerazioni sacrosante ma tardive. Tra marzo a maggio di quest’anno infatti, il Museum of the Moving Image, che ha sede nel Queens a New York, ha organizzato la rassegna The Reaction GIF: Moving Image as Gesture. Tuttora visibile on line, la mostra è stata promossa dopo una consultazione con i cosiddetti redditors, la chiassosa e convulsa community di Reddit, che oltre a essere un ibrido tra un portale e un social network così (giustamente) ambizioso da definirsi “la front page di Internet”, è molto probabilmente il luogo per antonomasia per quanti abbiano scelto di esprimersi e condividere stati d’animo con le Gif.
La rassegna è stata dedicata alle cosiddette Reaction Gifs, immagini buffe, quasi sempre estrapolate da film, serie tv o altri prodotti televisivi, con le quali si prova a descrivere una reazione a qualche tipo di stimolo. Dalla gioia, all’incredulità, alle più impercettibili sfumature dell’essere contrariati, sono state 34 le immagini selezionate per rendere conto sinteticamente dell’arte della risposta emotiva nell’era del web animato. A supportare e coordinare i redditors nella realizzazione di questo compendio è stato Jason Eppink, uno dei curatori digitali del Museo newyorchese, e immancabile è arrivata per lui un’intervista del blog The Signal, che come al solito non si limita a interessarsi di conservazione digitale tout court, ma spazia curioso in lungo e in largo per catturare tutto quanto di nuovo, interessante o anche solo stravagante si agita nel sottobosco culturale di Internet e dintorni.
Nell’intervista Eppink precisa che ci sono due distinte tipologie di “GIF reattive”: le “attuali”, postate on line in risposta a quanto scritto da altri, e le “ipotetiche”, pubblicate per provare a esemplificare la reazione che si potrebbe avere in presenza di un determinato stimolo (qui un esempio molto calzante). Quanto alle motivazioni che lo hanno spinto a dedicare loro una rassegna, il curatore spiega che a suo avviso le Gif reattive sono particolarmente interessanti perché rappresentano una sorta di traduzione digitale dei gesti che normalmente accompagnano e arricchiscono le nostre conversazioni.
“Qualche anno fa, quando incominciai a interessarmi al fenomeno, per prima cosa ho pensato che fossero come delle nuove parole: silenziosi e fugaci video in loop usati per riempire i vuoti del nostro linguaggio. Quando però ho cominciato a studiarle in maniera più approfondita, mi sono convinto che avevano più a che fare coi gesti che con le parole.
Dalla nascita del linguaggio, per millenni la comunicazione umana è avvenuta esclusivamente in presenza. Il testo ha assunto una rilevanza davvero notevole molto più tardi, a seguito dell'invenzione della stampa, e solo negli ultimi due decenni abbiamo cominciato a usarlo anche per le conversazioni sincrone o presunte tali, quali quelle via e-mail o sms. Ebbene, quando comunichiamo faccia a faccia disponiamo di tantissimi elementi non verbali per rafforzare il senso delle nostre parole: il tono, il ritmo, il volume, i gesti e via discorrendo. Coi computer però, la nostra “palette espressiva” si restringe notevolmente. A parte il testo, qualcosa può finire nella punteggiatura, ma che fine fanno gli altri gesti? Per questo penso che le GIF reattive nascano innanzitutto come loro surrogati: sono uno strumento del linguaggio che ci permette di esprimerli in un contesto comunicativo fortemente dominato dal testo”.
Nel prosieguo dell’intervista Eppink spiega che ha deciso di curare la mostra con la community di Reddit perché voleva capire come fenomeni culturali di questo genere nascono e si affermano. Era quindi fondamentale “dare voce a chi questa storia la sta costantemente raccontando e rimodellando in prima persona”. Molto meno importanti, almeno nelle sue intenzioni di partenza, sono invece le questioni relative all’origine delle immagini, specie per quanto riguarda i diritti d’autore. Secondo Eppink, nel prossimo futuro non dovrebbero esserci cause legali per rivendicare la paternità degli spezzoni di video tradotti in una Gif. Tutto ciò infatti, avverrebbe all’interno di una cultura che ha ormai ampiamente assimilato il remix per finalità espressive e conversazionali. Quanto alla domanda relativa a chi abbia creato per prima una determinata sequenza, il curatore la giudica interessante ma estranea ai propri scopi di ricerca: “volevo semplicemente capire come una Gif viene adottata da una comunità, e tradotta in gesto codificato nell’ambito di uno slang”.
Infine, immancabile, la domanda sulla conservazione digitale delle Gif. Eppink precisa che il museo per cui lavora si occupa solo di organizzare rassegne, non avendo né la volontà né i mezzi per pensare a come preservare nel lungo periodo i contenuti esibiti. “Ben vengano però collaborazioni con chi interessato a farlo”, conclude. E la risposta forse spiega ancor più l’interesse del blog The Signal, e dei propri esperti di conservazione digitale, per questa tanto bizzarra quanto attualissima iniziativa newyorchese.