Save Our Sounds: il web salvi i suoni britannici
Da qui ai prossimi 15 anni, gran parte del patrimonio sonoro della British Library, qualcosa come sei milioni e mezzo di record custoditi presso l’UK Sound Archive, rischia di andare perduto per sempre. Lanciando questo grido d’allarme, l’istituzione britannica ha promosso un nuovo progetto di crowdfounding per digitalizzare questi materiali e permetterne la conservazione a lungo termine.
La campagna si chiama Save Our Sounds, punta ambiziosamente a raccogliere 40 milioni di sterline, ed è rivolta a chiunque abbia a cuore la preservazione di brani ed esecuzioni musicali, radiodrammi, opere di letteratura, testimonianze di storia orale, registrazioni di suoni naturali e altri contenuti a carattere storico, culturale e naturalistico registrati dal 1880 in avanti. Un “piccolo saggio” di questa sterminata collezione, circa 60.000 record, sono già al momento accessibile on line all’indirizzo sounds.bl.uk. L’obiettivo della British Library è di ampliare sempre più il catalogo che alimenta questo sito, e perché divenga realtà chiunque interessato può donare on line o mettersi in contatto con la biblioteca per valutare se e come offrire il proprio sostegno in altri modi.
Annunciando il lancio della campagna, la British Library ha spiegato che mano a mano che arriveranno i fondi si partirà con la digitalizzazione dei circa 2 milioni di materiali sonori maggiormente a rischio, pari a un terzo della collezione totale. Nell’annuncio si spiega che i contenuti audio sono particolarmente problematici per chi si occupa di conservazione non solo per la particolare obsolescenza fisica di alcuni tipi di supporti, quali cilindri di cera, vinili, nastri e dischi ottici, ma anche perché gran parte delle tecnologie e dei formati utilizzati per la registrazione dei suoni tendono ad essere espulsi molto velocemente dal mercato.
Non paghi di tutto ciò, alla British Library hanno scelto infine di andare anche oltre, promuovendo da qui a fine marzo un censimento su scala nazionale degli archivi sonori attualmente esistenti. Lo scopo è di mapparli, testarne le condizioni e più in generale il valore storico e culturale, e a partire da ciò provare a percorrere nuove strade per salvarli dall’oblio.
Un ulteriore intento è di avviare un confronto con le industrie che producono o distribuiscono contenuti audio per semplificare le modalità di acquisizione dei nuovi contenuti digitali in uscita. “Non guardiamo solo alle nostre spalle – si legge a riguardo – ma anche avanti per far sì che le future generazioni di ricercatori possano accedere ad un archivio sonoro quanto più completo ed esaustivo possibile”.
Nell’attesa di ciò, e nella speranza che avvenga, la campagna Save Our Sound vive anche su Twitter, con l’account @soundarchive e l’hashtag #saveoursounds, e sarà puntualmente aggiornata e alimentata sulla pagine di un blog nato proprio per l’occasione.