Reading, Making, and Archiving Memes

Un ricercatore americano riflette sulla crescente importanza dei meme dal punto di vista storico e archivistico

Lo scorso 18 ottobre, l’associazione statunitense National Council on Public History (NCPH) ha organizzato la Twitter Mini-Con “(Re)Active Public History”. Col termine Twitter Mini-Con si fa riferimento a un nuovo formato di conferenza virtuale, durante la quale gli interventi dei relatori vengono presentati e discussi su Twitter.

Tra i partecipanti, Jim McGrath, ricercatore in materia di archivistica, digital humanities, new media e cultura popolare, ha dedicato il proprio contributo al tema "This is fine: Reading, Making, and Archiving Memes after November 2016”, approfondendo la crescente importanza dei meme nel dibattito politico, sociale e culturale veicolato sui media digitali, e sostenendo la necessità, per chi si occupa di ricerca storica e tematiche affini, di prenderli in considerazione come contenuti meritevoli di attenzione, studio e conservazione archivistica. Di seguito l’abstract dell’intervento a cura dell’autore:

Un cane a fumetti siede con una tazza di caffé in una stanza invasa dalle fiamme. “Tutto ciò è piacevole”, esclama, senza rivolgersi a qualcuno in particolare. Questa immagine, apparsa per la prima volta nella striscia di fumetti Gunshow di K.C. Green nel 2013, è diventata l’equivalente di una sintesi iconica dell’umore americano dopo le elezioni del 2016; un esempio di come gli utenti dei social media facciano sempre più affidamento sui meme per manifestare i propri stati d’animo in tempi così incerti. I social media incoraggiano e traggono profitto dai nostri impulsi a documentare e presentare i nostri stati d’animo servendoci di immagini macro, GIF, schermate e altre forme di espressione multimediali. I meme sono stati utilizzati come segni di protesta in svariate manifestazioni pubbliche e sempre più spesso ricorrono nelle campagne politiche e nei tweet dei nostri rappresentanti istituzionali. Nel luglio 2017, il Presidente Trump fece circolare in maniera sconsiderata un meme che lo ritrae mentre attacca un wrestler professionista, la cui testa è stata rimpiazzata dal logo della CNN: un vero e proprio atto di discorso politico online che è stato interpretato da molti come un sostegno alle rappresaglie violente nei confronti dei giornalisti.

In altre parole, i meme fanno parte innegabilmente della cultura americana. Questa presentazione considera il ruolo che hanno svolto nel definire e sovvertire i discorsi politici americani nell’era di Trump. Più in generale, spiega dove, come e perché gli storici dovrebbero leggere, storicizzare, conservare e realizzare meme riguardanti l'esperienza americana.

La presentazione integrale del mio intervento è disponibile su Twitter e sul mio sito personaleQui sono raccolte le note relative alle immagini e alle schermate utilizzate, e si suggeriscono ulteriori letture e approfondimenti sul tema.

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