ReclaimHistory.org, i monumenti distrutti rivivono on line col crowdsourcing

Un nuovo sito permette di accedere alle repliche digitali di opere ed edifici andati perduti a causa della violenza umana o di disastri naturali. Per la loro realizzazione si punta sul contributo volontario di esperti di progettazione 3D e realtà virtuale di tutto il mondo

Negli ultimi anni, la guerra, gli atti di vandalismo e i disastri naturali hanno causato la perdita di numerosi monumenti ed edifici di inestimabile valore. Per citare solo alcun esempi tra i più celebri, il Tempio di Baalshamin in Siria, vittima del furore iconoclasta dell’Isis, e  quelli buddisti e induisti distrutti dal terremoto del Nepal dello scorso anno. Questi tesori sono andati persi per sempre, e molti altri corrono lo stesso rischio.

È proprio a partire da questa constatazione che lo scorso 29 aprile l’Unesco, tramite il proprio progetto Unite4Heritage, l’agenzia di comunicazione Ogilvy di New York e i promotori di un progetto chiamato Rekrei hanno lanciato il sito ReclaimHistory.org. Lo scopo per cui è nato è di puntare con forza sul crowdsourcing, o in altre parole sul contributo degli utenti e in particolare di chi si occupa di progettazione digitale negli ambiti della modellazione 3D e della realtà virtuale, per fare in modo che il numero più ampio possibile di patrimoni storici, culturali e architettonici a rischio di distruzione possa sopravvivere perlomeno in digitale.

ReclaimHistory.org è in pratica l’espansione su web di Rekrei, a sua volta upgrade di Project Mosul, iniziativa lanciata lo scorso anno da due ricercatori europei in risposta ai video di alcuni combattenti dell’Isis alla prese con la distruzione di statue ed edifici nella città irachena. Tutti, con diversi gradi di complessità e sofisticatezza, sono finalizzati alla creazione di repliche digitali, quanto più possibilmente fedeli, di oggetti, statue, edifici e quanto altro possa avere un valore storico e culturale. Qualcosa di più evoluto e immersivo rispetto ad una pagina di Wikipedia, ma anche nei confronti di una galleria di foto ad altissima risoluzione. Perché, basandosi sulla tecnica della fotogrammetria, in questi casi si creano delle vere e proprie riproduzioni digitali che è possibile ammirare a 360°, fin nei più minimi dettagli, proprio come se si fosse in presenza dei modelli originari.

Tornado all’ultimo frutto di questa virtuosa catena, su ReclaimHistory.org sono presenti già diverse riproduzioni di statue, monumenti ed edifici disponibili. Talvolta sono limitate ad alcuni frammenti, in altri casi li presentano nella loro interezza. Tutte sono corredate da schede informative sui modelli originari e su chi e come ne ha realizzato le repliche virtuali. Alcuni punti della mappa linkano invece a delle schede al momento vuote, fatta eccezione per l’opera che si segnala come degna di attenzione e l’invito a chiunque interessato di dare il proprio contributo per creare nuove riproduzioni digitali.

Presentando il sito, un articolo su Co.Create offre un interessante spunto di lettura sulla virtuosa ambivalenza di fondo che ispira l’intera operazione:

“La stampa 3D e la realtà virtuale sono ancora nella loro infanzia. Nessuno può immaginare come e quanto potranno essere diverse da qui ai prossimi 5 anni. È quindi un sito che guarda tanto al passato, considerati gli oggetti di suoi interesse, ma anche al presente e soprattutto al futuro dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica. Se possiamo sfruttare il potere della tecnologia per preservare e salvaguardare tanti monumenti culturali a rischio di perdita – rincara la dose una creativa dell’agenzia Ogilvy – faremo un grandissimo regalo alle prossime generazioni”.

ReclaimHistory.org

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