Dalle storie personali, gli esempi giusti per sottolineare il vero valore della conservazione digitale
Su Filodiritto, l’esperto di gestione documentale Paolo Vandelli ha pubblicato un articolo sull’importanza della conservazione digitale, prendendo spunto da un recente caso di cronaca. Ad avviso di Vandelli, si tratta di un esempio abbastanza paradigmatico per andare oltre gli aspetti procedurali e normativi che di norma caratterizzano il dibattito in materia, lasciando emergere in maniera chiara, nonché comprensibile anche ai non addetti ai lavori, il nocciolo della questione. Che ha a che fare con la missione ultima e fondamentale delle attività di conservazione, ovvero preservare la memoria. Sia essa personale, o comunque limitata a cerchie relazionali ristrette, o collettiva.
Il caso di cronaca in questione riguarda la recente scomparsa, a pochi mesi di distanza, dei genitori dell’attore Paolo Kessisoglu, doppio evento luttuoso al quale ha fatto seguito quella che lo stesso attore, ha definito sui social come una vera e propria riscoperta della loro vita. Assieme alla sorella, Paolo Kessisoglu ha infatti recuperato dai cassetti dei propri genitori lettere d’amore, documenti di viaggio, foto e filmati che hanno permesso di ricomporre oltre cinquant’anni di storia comune.
Prendendo spunto da questo evento, Vandelli si è chiesto se anche in futuro sarà altrettanto facile poter fare affidamento sui ricordi e le testimonianze personali, sempre più spesso riprodotti e depositati su supporti tecnologici, per tenere viva la memoria delle storie personali e familiari. Ma anche di quelle che riguardano le organizzazioni, tra cui le pubbliche amministrazioni.
“Non vi nascondo un velo di preoccupazione - scrive l’esperto - mi sono chiesto: i miei figli avranno questa opportunità? Potranno fra 50 o anche solo 30 anni rivedere i ricordi di una vita della nostra famiglia?
Se penso che ancora oggi si leggono tranquillamente pergamene del IX secolo, mi preoccupano il video del mio primo matrimonio (33 anni fa) custodito su una cassetta VHS in ottimo stato, il video del battesimo di mia figlia riversato su un CD 20 anni fa, le foto della comunione di mio figlio su una scheda di memoria da qualche parte. Ma anche le foto e i due cortometraggi montati da mia figlia in ricordo del mio secondo matrimonio, dieci anni fa. Questi ultimi, visto che iniziavo a sospettare di non custodirli con sufficiente attenzione, li ho salvati sul PC, backuppato su NAS in Raid5, e replicati su cloud.
Piccola storia triste: non ho alcun lettore VHS in casa, né tantomeno ce l’hanno figli, parenti e amici; i CD si è scoperto che non sono ‘per sempre’… la parte riflettente tende a deteriorarsi rendendoli illeggibili; ma le foto e soprattutto i video che ho salvato sulle schede video e su disco, sono sicuro che siano ancora integre e custodite opportunamente? I formati di compressione dei video, ad esempio, hanno avuto una forte evoluzione negli ultimi anni ed alcuni algoritmi di compressione non sono più leggibili facilmente.
Tutto questo cosa evidenzia? Nel corso degli anni abbiamo imparato a confrontarci col risvolto della medaglia dell’evoluzione tecnologica: l’obsolescenza tecnologica. Che si manifesta in obsolescenza dei supporti (DVD, CD, smart phone, ecc.) e obsolescenza dei formati (file prodotti e custoditi con formati non più leggibili) con effetti ulteriormente inaspriti dalla cosiddetta obsolescenza programmata.
In fondo non c’è niente di nuovo, sono situazioni vissute anche in passato (portandoci a trasferire video da pellicole Super 8 a VHS per poter continuare a vederli), ma la rapidità con la quale si stanno manifestando queste transizioni è cresciuta in maniera esponenziale. Dobbiamo agire e adeguarci prima che sia troppo tardi!”.
Da queste riflessioni, Vandelli individua un primo nesso con le attività di conservazione digitale:
”uno dei compiti di un servizio di conservazione - spiega - è garantire l’integrità, l’autenticità e la leggibilità di un oggetto conservato (sia questo un video, una foto, un documento, aggregazione di dati, o altro oggetto digitale). Deve garantire livelli di sicurezza tali da escludere la perdita della “memoria” anche in caso di incidente catastrofico, garantire l’immodificabilità (anche accidentale) degli oggetti conservati. Sicuramente la conservazione digitale impedisce che si verifichino danni dovuti all’obsolescenza dei supporti su cui sono conservati gli oggetti, ma al tempo stesso ha il gravoso compito di analizzare e anticipare i rischi di obsolescenza dei formati, implementando processi di riproduzione tali da mantenere inalterati forma (laddove possibile) e contenuto originari nel rispetto dell’originale, passando a formati di file più moderni”.
Nel prosieguo dell’articolo, Vandelli ricava un ulteriore spunto dalla testimonianza di Kessisoglu, tracciando un parallelo tra l’attività “amatoriale” di selezione e catalogazione dei ricordi dei suoi genitori, a quelle più codificate e strutturate che sono propedeutiche, e indispensabili, per l’esercizio delle funzioni di conservazione digitale.