Disastro del Vajont: un nuovo volume racconta la storia dell’archivio del processo

Il volume “L’acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont”, a firma di Piero Razzante e Antonio Martini, è stato pubblicato da UTET in occasione del sessantesimo anniversario del disastro. Il Post ha pubblicato un estratto dell’introduzione, nel quale si fa riferimento tra le altre cose alla digitalizzazione delle carte processuali e alla recente decisione di creare un sito per rendere accessibile l'intero archivio

In occasione della ricorrenza del sessantesimo anniversario dal disastro del Vajont, su iniziativa della casa editrice UTET è stato pubblicato il volume “L’acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont”, scritto dallo storico ed ex deputato Piero Ruzzante con la collaborazione del giornalista Antonio Martini, con ampio ricorsi ai materiali dell’archivio che raccoglie gli atti del percorso processuale istituito per accertare le responsabilità dell’accadimento.

L’archivio si compone degli atti dell'istruttoria preliminare - prodotti dal Tribunale di Belluno dove il processo ebbe inizio, e successivamente trasmessi al Tribunale dell’Aquila, dove lo stesso processo fu spostato nel 1968, per motivi di ordine pubblico e legitima suspicione - e di quelli raccolti nel prosieguo dell'intero iter processuale, che si concluse nel 1971con la sentenza definitiva formulata dalla Corte di Cassazione. 

Il fondo consta di 256 faldoni di documenti cartacei, ma comprende anche numerosi allegati di natura non cartacea, tra cui pellicole, lastre, manufatti e materiali provenienti dalla zona di frana e proprio di recente, dopo essere stato interamente digitalizzato in vista di future iniziative di pubblicazione online, è stato inserito nel registro internazionale Memory of the World-UNESCO.

Con la pubblicazione del volume, Ruzzante e Martini propongono un racconto corale del disastro che, oltre a ricorrere a testimonianze personali dirette di superstiti, familiari e altre persone a vario titolo toccate dal disastro, attinge proprio alla documentazione dell’archivio per fare luce sugli eventi e sulla successiva vicenda processuale che ne scaturì. Nel farlo, in apertura l’opera ripercorre le numerose tappe e vicende che hanno interessato lo stesso archivio. 

Lunedì 9 ottobre, nel giorno del sessantesimo anniversario del disastro del Vajont, Il Post ha dedicato un articolo all’uscita del volume, pubblicando una parte della sua introduzione. In essa, tra le altre cose si fa riferimento alla recente decisione del Ministero dei beni culturali di finanziare i lavori per la realizzazione di un sito web che renderà accessibile l’intero archivio digitale del disastro e sarà inserito nella  Rete degli archivi per non dimenticare

Negli ultimi anni - si legge nel testo che introduce l’articolo de Il Post -  i 256 faldoni di carte processuali del processo sul disastro del Vajont (...) sono stati completamente digitalizzati. Con l’eccezione dei documenti sulle vittime, secretati fino al 2041, dovrebbero essere resi disponibili online entro la fine del 2023. L’archivio però ha avuto una storia complicata e tuttora si discute su dove dovrebbe essere conservato fisicamente: per legge dovrebbe stare all’Aquila, dove si fece il processo sul disastro, ma attualmente si trova a Belluno, dove fu portato in seguito al terremoto abruzzese del 2009.

In occasione dell’anniversario di quest’anno se ne è parlato parecchio, e proprio dalla storia dell’archivio inizia anche uno dei libri pubblicati di recente sul Vajont, L’acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont (Utet), scritto dallo storico ed ex deputato Piero Ruzzante con il giornalista Antonio Martini. Il libro, di cui pubblichiamo una parte dell’introduzione, mette insieme una serie di testimonianze raccontate o ricavate dai documenti sul disastro, sul processo e sulle numerose persone coinvolte”.

Leggi l’introduzione del volume su Il Post

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ultima modifica 2023-10-11T08:49:10+01:00
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