Contenuti digitali a rischio di "estinzione": pubblicato l’aggiornamento della “Bit List”

In occasione della Giornata Mondiale della Conservazione Digitale, DPC, Digital Preservation Coalition, ha reso noti i risultati del censimento internazionale con il quale si individuano le tipologie di contenuti digitali ritenuti a rischio di perdita e distruzione

In occasione della Giornata Mondiale della Conservazione Digitale, celebrata il 2 novembre, DPC, Digital Preservation Coalition, ha pubblicato l’aggiornamento al 2023 della “Global Bit List of Endangered Digital Species”, elenco delle varie "specie" di contenuti digitali "a “rischio di estinzione".

I contenuti presenti nella lista, conosciuta tra gli addetti ai lavori anche con l’abbreviazione Bit List, sono oggetto di un processo di selezione partecipata su scala internazionale al quale contribuiscono istituzioni, associazioni, imprese, professionisti e privati, e vengono aggiornati ogni due anni, con l’indicazione per ognuno di essi del livello di rischio cui sono soggetti.

Nell’aggiornamento presentato di recente, sono contemplate 87 tipologie di contenuti, 14 in più rispetto alle 73 voci del precedente report, risalente al 2021. Tra i principali cambiamenti rispetto ad allora, i curatori del progetto segnalano i videogame fuori produzione, in precedenza dichiarati in pericolo critico e ora classificati come praticamente estinti; i dati di ricerca pubblicati come allegati agli articoli di riviste scientifiche, che passano dalla classificazione di contenuti in pericolo a quella di contenuti vulnerabili; e i dati di ricerca non pubblicati, due anni fa ritenuti praticamente estinti e allo stato attuale delle cose riclassificati come in grave pericolo di estinzione.

Rispetto al precedente aggiornamento, la cosa più evidente della edizione 2023 della Bit List è che effettivamente è cambiato molto poco - spiega Amy Currie, coordinatrice del progetto - in buona sostanza sono state apportate solo modifiche marginali, con il risultato che le conclusioni generali cui si era giunti nel 2021 sono state convalidate, anziché riviste. Con poche onorevoli eccezioni, per il profilo di rischio complessivo delle risorse digitali ci sono stati pochi miglioramenti, se non nessuno. In considerazione di ciò, bisogna riconoscere che se i risultati dell’edizione 2021 erano senz’altro validi, le raccomandazioni che li accompagnavano per migliorare lo stato dell’arte sono state ampiamente ignorate”.

Anche William Kilbride, direttore esecutivo di DPC, ha commentato gli esiti dell’ultimo aggiornamento. “Nel periodo trascorso dalla pubblicazione dell’edizione 2021 ad oggi, Twitter e le sue community sono state di fatto distrutte. Un Presidente americano è stato incriminato per aver alterato, nascosto o distrutto documenti e atti ufficiali. Un ex Primo Ministro britannico ha dimenticato il codice di accesso del suo telefono e i messaggi che vi erano archiviati. E un altro Primo ministro britannico, attualmente in carica, si è opposto a una sentenza dell'Alta Corte che gli chiedeva di divulgare dei messaggi nell’ambito di un’inchiesta pubblica. Sempre nello stesso periodo, il primo Ministro della Cambogia ha disattivato il suo account Facebook, cancellando tra le altre cose contenuti trasmessi in live streaming con i quali si minacciava l’uso della violenza nei confronti dei propri oppositori. Di recente infine, il bombardamento di un ospedale, riguardo al quale pare siano state riportate informazioni erronee sulle responsabilità dell’accaduto, ha impedito al Presidente degli Stati Unti di tenere in vertice con i leader dei Paesi arabi, imponendo una rapida escalation al conflitto in Medio Oriente.

Non possiamo permetterci di assistere inerti alla perdita di bit e byte.  La conservazione dei contenuti nativi digitali non può essere data per scontata. E non è mai stata così essenziale”.

Tenendo conto di queste osservazioni, i curatori della lista hanno formulato una serie di raccomandazioni fondamentali, rivolte alle istituzioni legislative, affinché impongano standard più elevati e restrittivi in materia di conservazione digitale dei dati e dei documenti; ai tribunali e alle forze dell’ordine, chiamati ad applicare le leggi nella maniera più efficace possibile per punire le attività illecite o negligenti che comportano la perdita dei dati; e infine ai titolari del trattamento dei dati, ai responsabili tecnologici e a chi si occupa di attività di controllo e tutela della qualità nelle aziende, affinché si promuovano progetti di conservazione digitale a breve termine, e al tempo stesso tali iniziative siano inquadrate nella cornice di piani strategici a lungo termine.

Nell’edizione 2023 della Bit List - si legge in chiusura della nota che presenta il report - si trovano anche notizie incoraggianti, dimostrazioni evidenti che la conservazione dei contenuti digitali a rischio può essere realizzata con successo. Per due tipologie di contenuti, rispetto a quanto segnalato nel 2021, il livello di rischio è stato rivisto al ribasso. In questi casi, e come riscontrato riguardo a un'altra sparuta serie di tendenze in miglioramento, i curatori del report hanno riconosciuto l’impatto positivo di alcuni interventi di chiarimento politico, così come dell’attuazione di precisi sforzi e competenze. Ciò dimostra che se la conservazione digitale è effettivamente possibile, allora la perdita dei dati rappresenta di fatto una scelta consapevole”. 

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ultima modifica 2023-11-07T11:27:08+02:00
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